Professione semplice di suor Elisabetta

Professione semplice di suor Elisabetta

24 settembre 2023
San Lino Papa
Patrono di Volterra

Professione semplice di suor Elisabetta

Dal Capitolo della Madre

Cara Elisabetta

Cominciamo oggi con la Diocesi l’anno dedicato all’Eucarestia, rilettura del nostro vescovo dell’invito del Papa a dedicare l’anno alla preghiera, e il primo gesto di questo nuovo anno è la tua piccola nascosta semplice professione.

Ora casualmente la liturgia di questa domenica di cosa parlava? Degli operai dell’ultima ora. Non è la parola per san Lino, ma…  Mi pare vada proprio bene. Sei o no un’operaia dell’undicesima ora?

La logica del regno non prevede una prerogativa qualsiasi accordata a chi è venuto prima nella strada dell’obbedienza; conta solo l’accettazione della chiamata di Dio, qualsiasi nel sia il momento, perché l’uomo può contare su una generosità senza limiti. Il contesto letterario in cui questa parabola è oggi collocata nel vangelo rifiuta l’idea di un’privilegio di anzianità…Si può pensare che è servita molto presto a un’applicazione in una chiesa in cui convivevano fedeli della prima ora e nuovi convertiti giudeo pagani. Tuttavia dobbiamo lasciarci interrogare in profondità: Di fatto abbiamo una reazione in cui istintivamente ci mettiamo dalla parte degli operai “defraudati”. Questo non è in sintonia con il Vangelo. Bisogna allora scavare più a fondo per capire dove ci vuole condurre. Certo un’altra giustizia. Ma non è come dirlo, quando hai lavorato per tutta la giornata e la stessa paga è data a quello che per tutta la giornata ha oziato bellamente sulla pizza giocherellando a carte con gli amici…

Ora questa parola vale per te che arrivi all’ultima ora e vale per noi che potremmo dire siamo qui dalla prima e arriva questa e prende tutto…come noi. I padri lo leggono come il popolo dei pagani che arrivato all’ultima ora riceve tutta l’eredità che gli altri avevano disprezzato… non voglio fermarmi su questo, ma questa è una parola e per te per noi. Te lo dico con il commento di Bernardo

«Che cosa borbotti? Il mio diritto è la volontà del giudice. Che cosa più giusta per il merito, o più ricca per il premio? E non può egli fare ciò che non vuole? Con me si usa misericordia, ma a te non si fa torto. Prendi quello che è tuo e vattene (Mt 20,14). Se ha deciso di salvare me, perché tu mi vuoi perduto? 4. Aumenta quanto vuoi i meriti, moltiplica i sudori: la misericordia del Signore vale più della vita. Lo ammetto, non ho portato il peso del giorno e del caldo; ma per il beneplacito del padre di famiglia, porto un giogo soave e un peso leggero. Il mio lavoro è appena di un’ora; e se è di più per l’amore non lo sento. Il Giudeo eserciti le sue forze; a me piace sperimentare quale sia la volontà di Dio, buona, gradevole, perfetta. Per essa mi risarcisco per quanto mi manca, riguardo al lavoro e al tempo. Il Giudeo si appoggia al patto stipulato, io conto sulla benevolenza della volontà; credo, e non mi verrà imputato a insipienza, poiché nella sua volontà è la vita. Essa mi riconcilia con il Padre, essa mi restituisce l’eredità, e con una grazia più abbondante, mi fa provare le ben note gioie della sinfonia, del canto e del banchetto, e dell’esultanza di tutta la famiglia.» (Bernardo SC 14,3)

 

Una volta ascesi tutti questi gradi dell’umiltà, il monaco giungerà subito a quella carità, che quando è perfetta, scaccia il timore; per mezzo di essa comincerà allora a custodire senza alcuno sforzo e quasi naturalmente, grazie all’abitudine, tutto quello che prima osservava con una certa paura; in altre parole non più per timore dell’inferno, ma per amore di Cristo, per la stessa buona abitudine e per il gusto della virtù. (RB7)

Tu scegli questa quasi ultima sequenza del capitolo centrale della Regola… e dici:

Ho scelto questi versetti alla fine del Capitolo 7 della Regola sull’ultimo gradino dell’umiltà, perché parlano della possibilità di vivere l’amore perfetto, quello che finalmente scaccia ogni timore…
A monte di questo, c’era il mio desiderio e forse anche un vero e proprio bisogno di riflettere sulla parola UMILTÀ. Virtù evocata e raccomandata in quasi tutti i Capitoli della Regola, nonché uno dei principi fondamentali della vita comunitaria in cui sto per fare ingresso ufficiale.

 

Poi dopo aver ben detto la difficoltà per la mentalità mondana di apprezzare l’umiltà, che anzi viene censurata e derisa e riconosci che questa mentalità ti si è anche un po’ appicciata: Eviteresti l’umiltà, per paura di sbagliare. E poi scorri gli autori che ti hanno guidato e la riflessione di questo ritiro e concludi:

Quindi, poiché Dio si è preso tanta cura di me portandomi in questa comunità che Lo cerca e Lo loda continuamente, unendomi sempre più fraternamente a voi, grata per tutto questo, ho piena fiducia che ce la potrò fare. Che lo Spirito Santo di Dio operi in me secondo la Sua volontà. Ben sapendo di trovarmi a terra, mi dichiaro pronta a salire tutti i gradini della scala, la meta a cui aspiro è la forza motrice che mi anima. Desidero coltivare la speranza di poter vivere, un giorno, con il Suo e il vostro aiuto, nella gioia dell’amore perfetto di Cristo.

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