Care sorelle, cari fratelli
Il regno di Dio è un seme che cresce piano piano, di notte e di giorno, sia che dormiamo sia che vegliamo, è opera sua, è dono suo, è trasformazione del mondo con il suo amore, è compimento del suo disegno di salvezza per mezzo di Gesù e del suo Spirito, fonte viva che riempie i nostri vasi vuoti.
E allora qual è la nostra parte?
Quella di essere terreno buono, fertile, aperto al seme, aperto al sole, alla pioggia, della sua grazia. Quella di essere vaso vuoto, spoglio, disponibile, pronto a lasciarsi riempire, a lasciarsi usare come strumento per la crescita del suo regno.
E come possiamo essere terreno docile e vaso aperto al suo dono?
Vivendo le beatitudini, il grande manifesto del vangelo, che ci indica la via per convertirci, per accogliere il regno di Dio che si fa vicino, che si dona e inizia, in Gesù. Via diversa da quella del mondo, controcorrente, in salita, ma fonte di una gioia che nient’altro potrebbe mai donarci.
La prima che dà il LA, la nota di fondo, a tutte le altre, è la via della povertà di cuore, in spirito, davanti a Dio: non avere ricchezze proprie, ma essere ricchi solo di Dio e dei suoi doni, non essere ricchi di noi, dei nostri pensieri, cose, capacità, non essere attaccati a noi stessi, ai nostri giudizi, ai nostri diritti, ma liberi e spogli di sé, spogli di tutto, umili e affidati a Lui, come gli anawim, i poveri di Dio, come Maria, l’umile serva del Signore, come i piccoli a cui Dio piace rivelare i suoi misteri.
La seconda è la via del dolore, del pianto, delle ferite che come solchi aprono i nostri cuori e le nostre vite all’opera consolatrice e trasformatrice della grazia, se sappiamo viverle con pazienza, sopportando con amore ogni infermità e tribolazione, come conclude il cantico delle creature di San Francesco che canta la bellezza di tutto ciò che esiste, e c’è una grande bellezza anche nella sofferenza, anche nella croce, in ogni croce, se sappiamo viverla con fede, come Gesù, con Gesù.
La terza è la via della mitezza, della rinuncia alla violenza, all’aggressività, alla prepotenza, all’arroganza, alla forza, accettando tutto così com’è, senza rifiuto, senza rivolta, nella pace.
La quarta è la via della fame e sete della giustizia, la via del desiderio appassionato per il bene degli altri, per la giustizia, cioè per il compiersi del progetto di Dio per gli altri, per tutti, il contrario dell’indifferenza e della noncuranza verso lo scandalo dell’ingiustizia, di ogni ingiustizia, che deturpa la bellezza del disegno di Dio sul mondo e su ogni persona.
La quinta è la via della misericordia, dell’amore pieno di tenerezza, di comprensione e di accoglienza verso ogni miseria fisica e morale, invece di guardarla con chiusura, distanza, disprezzo o giudizio.
La sesta è la via della purezza di cuore, perché trasparente e limpido, libero da ogni passione che offusca e intorbida lo sguardo e il desiderio, il cuore possa vedere e trovare Dio in tutte le cose, per amarlo e lasciarsi da Lui amare, in tutto e sempre.
La settima è la via della pace, da fare e realizzare nei fatti, nei gesti, nelle parole, nelle relazioni, una pace che dal cuore passa alla vita, agli altri, che trasforma le situazioni, che trasforma il mondo, liberandolo dalle tensioni e dalle divisioni che lo lacerano.
L’ottava, l’ultima, è la via della persecuzione, cioè la via dell’accettare le avversità e le contrarietà che possiamo incontrare nel seguire Gesù e operando per la giustizia. È la via della croce che prepara un immenso frutto, un’immensa ricompensa di salvezza, che viene appunto dalle vittime di ogni male unite a Gesù.
Sono tutte vie non del prendere o del fare, ma del togliere, dell’accettare il limite, amandolo. Sono tutte vie di libertà e di apertura al dono di Dio, sono tutte vie che ci rendono docili a Lui e all’opera della sua grazia in noi. Nel breve silenzio che adesso facciamo per lasciar risuonare in noi la sua Parola, scegliamo la beatitudine che più ci tocca e ci parla in questo momento, e poi tratteniamola un po’ in questa settimana, per lavorarci e pregarci sopra, per viverla di più, per crescere e camminare in essa, perché il Signore ci aiuti a viverla sempre di più come via per accogliere il suo dono e la sua opera in noi e nel mondo. Amen
Fr. Benedetto Doni
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