Omelia di Fr. Benedetto Doni – 3.a Domenica di Quaresima

Omelia di Fr. Benedetto Doni – 3.a Domenica di Quaresima

Care sorelle, cari fratelli,

L’incontro con Dio è tutta una questione di sete e di acqua, ci dice la liturgia di oggi.

Come Israele nel deserto, anche noi viviamo un tempo di sete: sete di pace, di giustizia e di bene per tutti. E dentro questa sete umana scopriamo una sete divina, dentro questa sete di bene terreno scopriamo una sete di bene divino: sete che il Signore ci sia vicino, ci protegga, vegli su di noi, ci salvi e ci doni la sua pienezza di vita.

Questo tempo di sete diventa anche un tempo di prova: è messa alla prova la nostra fede, chiamata a passare incessantemente dalla paura e dal lamento alla fiducia e alla gratitudine. Ma questo passaggio avviene attraverso una crisi che ci fa chiedere: Signore, sei veramente in mezzo a noi, si o no? Guidi veramente la nostra storia, sei veramente un Padre buono che vegli sui tuoi figli minacciati da tanti terribili disastri umani dei nostri tempi?

E il Signore risponde. In che modo risponde? Con un bastone che colpisce la roccia e fa scaturire acqua per placare la sete del popolo. Quel bastone ci ricorda il legno la croce che ha colpito la roccia che è Cristo dal quale è scaturita l’acqua viva. Come dal suo fianco squarciato dalla lancia sulla croce, sgorgò sangue ed acqua per la nostra salvezza.

Ecco, il Signore oggi, nel nostro tempo di sete e di prova vuole donarci come alla donna samaritana la sua acqua viva, ha sete di donarcela, chiede a noi il secchio, l’anfora della nostra fede, del nostro vuoto, per colmarlo del suo dono: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere! tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. 

Cos’è quest’acqua viva?

Non è un’acqua che disseta lì per lì e poi torna la sete, sempre più grande, come tante acque morte, umane e terrene; ma è un’acqua che disseta sempre, che disseta nel profondo, che disseta e diventa una sorgente anche per gli altri, che zampilla per sempre, per la vita eterna. È un’acqua che scorre, fluisce, zampilla, circola eternamente, perché è l’acqua viva del suo Amore, del suo Spirito.

Quando la nostra sete umana di pace e di bene, per noi e per tutti, incontra la sete di Gesù di donarsi a noi, diventa una sete più profonda e più vera, diventa sete del suo dono, del suo amore, del suo Spirito, che è sete di Lui, di Gesù Salvatore e salvezza di tutti.

Uno dei primi padri della Chiesa, Sant’Ignazio di Antiochia (+ 107), dice in una sua lettera: un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre. 

L’acqua viva che Gesù ci dona è il suo Spirito d’amore che ci attira e ci porta al Padre, attraverso Gesù, Volto e Rivelazione del Padre. Per questo Gesù dice alla donna samaritana che si deve adorare il Padre in Spirito e Verità: nello Spirito che è il soffio divino del suo amore infinito versato nei nostri cuori, e nella Verità che è la luce di Cristo che ci rivela il Padre e ci rivela a noi stessi, così come alla donna samaritana aveva rivelato la sua vita e la sua sete di amore che dopo sei uomini trova finalmente in Gesù il settimo, cioè la pienezza dell’amore che cercava, di cui aveva profonda sete.

Quest’acqua viva che Gesù ci dona irriga i deserti del mondo, i deserti dei cuori, per far crescere il buon grano della fede anche negli altri, intorno a noi, che crederanno non più solo per la nostra testimonianza, ma anche per la loro esperienza, se sapremo condurli a Gesù, affinché si allarghi il cerchio della fede e biondeggino le messi della salvezza. Fa o Signore che la nostra sete di te, incontrando la tua di donarti a noi, si dilati per accogliere la tua acqua viva e diventi adorazione del Padre e fonte zampillante di vita. Amen

Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate:

Ascoltiamo, o fratelli, l’invito, con cui la Vita stessa, che è sorgente non solo di acqua viva, ma anche fonte di vita eterna e di luce, ci chiama a sé. Eleviamoci per bere alla sorgente d’acqua viva che zampilla per la vita eterna (cfr. Gv 4, 14).

Oh, se tu, o Dio misericordioso, ti degnassi di chiamarmi a questa sorgente, perché anch’io, insieme con tutti quelli che hanno sete di te, potessi bere dell’acqua viva che scaturisce da te, viva sorgente! Potessi inebriarmi della tua ineffabile dolcezza senza staccarmi mai più da te, tanto da dire: Quanto è dolce la sorgente dell’acqua viva; la sua acqua che zampilla per la vita eterna non viene mai a mancare!

O Signore, tu stesso sei questa fonte eternamente desiderabile, di cui continuamente dobbiamo dissetarci e di cui sempre avremo sete. Dacci sempre, o Cristo Signore, quest’acqua perché si trasformi anche in noi in sorgente di acqua viva che zampilli per la vita eterna!

Domando certo una grande cosa; chi non lo sa? Ma tu, o re della gloria, sai donare cose grandi e cose grandi hai promesso. Nulla è più grande di te: ma tu ti sei donato a noi e ti sei immolato per noi.

Per questo ti preghiamo di farci conoscere quello che amiamo, poiché nulla cerchiamo di avere all’infuori di te. Tu sei tutto per noi: la nostra vita, la nostra luce, la nostra salvezza, il nostro cibo, la nostra bevanda, il nostro Dio. Ti prego, o Gesù nostro, d’ispirare i nostri cuori col soffio del tuo Spirito e di trafiggere col tuo amore le nostre anime perché ciascuno di noi possa dire con tutta verità: Fammi conoscere colui che l’anima mia ama (cfr. Ct 1, 6 volg.); sono infatti ferito dal tuo amore.

Desidero che quelle ferite siano impresse in me, o Signore. Beata l’anima trafitta dalla carità! Essa cercherà la sorgente, ne berrà. Bevendone, ne avrà sempre sete. Dissetandosi, bramerà con ardore colui di cui ha sempre sete, pur bevendone continuamente. In questo modo per l’anima l’amore è sete che cerca con brama, è ferita che risana. Il Dio e Signore nostro Gesù Cristo, medico pietoso, si degni di piagare con questa salutare ferita l’intimo della nostra anima, egli che insieme col Padre e con lo Spirito Santo è un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen.

Fr. Benedetto Doni

 

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