1. Memoria
2. Semplicità
3. Obbedienza
Introduzione generale
Recupero della memoria
“«Colligite fragmenta ne pereant». In apertura al Dialogus Miraculorum, la celebre raccolta di racconti di miracoli, visioni e vari eventi prodigiosi compilata da Cesario di Heisterbach tra il 1219 ed il 1223, l’invocazione scelta per introdurre il prologo contiene, nella categoricità della propria asciuttezza, il senso quasi risolutivo dell’intera opera. Nel motivare il lavoro di raccolta che si appresta a fare, il cistercense utilizza le parole di Giovanni 6, 12, ponendo quello che appare come un chiaro richiamo d’allarme: è necessario sottrarre all’oblio, recuperandoli e ordinandoli, i racconti e gli aneddoti di eventi prodigiosi d’ogni sorta. Apparizioni, visioni, guarigioni miracolose, visite nell’altro mondo, ecc., sono parti di un vissuto culturale e spirituale antico, frammenti di un mondo che si sta perdendo.
Fragmenta come molliche perdute dal pane della Conoscenza, materia sottile che sfugge al setaccio della storia e delle letterature: «aliis panes integros turbis frangentibus, id est, fortes scripturarum quaestiones exponentibus, sive excellentiora moderni temporis acta scribentibus, ego micas decidentens colligens, propter inopes, non gratia, sed literatura».”
Questo recupero della memoria ci rende vicina l’opera di Cesario. Stupisce pensare che già relativamente pochi anni dopo l’inizio della riforma cistercense ci fossero timori di “perdita di identità” di “dissoluzione” dell’ordine. Tanto più stupisce quanto più siamo ora in un tempo che sembra effettivamente segnato da una scelta di oblio, da una reale perdita di memoria storica. Cesario ci dice dunque di non perdere neppure i frammenti di una storia narrata, della storia che si tramanda in forma di racconto, di generazione in generazione e ci dice che questo è il lavoro che ha inteso fare nella raccolta di questi exempla suddivisi in 12 distinctiones.
Il recupero della memoria risponde a un’altra esigenza contemporanea, anche se oggi se ne parla meno la sua realtà era ed è l’emergenza educativa che non dovremmo rinunciare ad affrontare. La memoria, il tramandare una storia è opera di educazione e l’educazione è per il futuro. Ma prima di essere per il futuro l’educazione è opera di identità.
«Quando considero la nostra eredità, mi sento francamente sopraffatto da un paradigma di interpretazione di cui spesso non riesco ad appropriarmi perché si basa, in ultima analisi, su un’esperienza che appartiene a un’epoca precisa e ormai non più condivisibile. L’ultima generazione che viveva di essa, sta lentamente sparendo. Come possiamo noi, membri di una generazione successiva, compiere il nostro ritorno alle fonti in modo da portare il carisma verso il futuro? Si tratta, a mio avviso, di una questione tanto urgente quanto concreta. Tenendo presente tutto questo, propongo qui alcune riflessioni su ciò che mi colpisce quando penso a quello che mi è stato trasmesso”.
Così diceva a uno degli ultimi capitoli Generali un giovane abate divenuto vescovo, Erik Varden.
È la stessa preoccupazione dell’autore di un libro molto vicino al Dialogus, l’Exordium Magnum di Corrado di Eberbach, che risponde a una precisa preoccupazione: nelle nuove generazioni di monaci cistercensi alcuni tratti caratteristici dell’identità sembrano sbiaditi o assenti.”
«a partire dall’ultimo quarto del secolo XII, si moltiplicarono le raccolte di exempla che illustravano le virtù dei padri Cistercensi, sostenendo in alcuni casi con vigore la necessità del ritorno ad un vissuto antico e a quell’arcta via che presto venne adottata come sinonimo della supremazia cistercense, tanto nella vita spirituale quanto in quella politica. La perorazione della straordinarietà dell’ordo, che sul piano giuridico si appellò al consolidamento e alla difesa di uno ius particulare, si tradusse in quello letterario nella raccolta di una serie di racconti parenetici dal tema miracoloso che mostrassero quanto agli occhi di Dio stesso la congregazione cistercense godesse di una posizione di assoluto riguardo. Attraverso i racconti delle visioni e dei viaggi ultraterreni si tracciò così l’encomio di una vita monastica perfetta, sintetizzandone i principi guida nelle vite esemplari dei padri della congregazione»
Il recupero della memoria allora è in vista del futuro. Ma quale futuro? L’orizzonte ultimo di Cesario come quello dei maestri medievali è il ritorno definitivo di Cristo nella eternità. Il futuro coincide con l’eterno, la pienezza dell’eterno nel presente… (segue)
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