Lo Spirito Santo è come la realtà più dolce di Dio, è la bontà di Dio[1], ed è egli stesso Dio. Perciò, se celebriamo le solennità dei santi, quanto più … conviene dare onore al santificatore? (Bernardo, Pent 1,1)
Nella domenica VI il Vangelo di Giovanni ci ha ricordato due grandi azioni dello Spirito, e di Cristo: insegnare e ricordare. Con la domenica della Pentecoste viene donata alla Chiesa la pienezza dello Spirito che da subito produce altri effetti visibili della Presenza di una Persona che rimane invisibile: il parlare, il parlare in lingue e il parlare in modo comprensibile a tutti.
Qualche osservazione sul racconto di Luca dell’effusione dello Spirito nel Cenacolo. Già nel primo versetto il cum complerentur, mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste, rimanda a un altro compimento all’inizio del vangelo: cum complerentur i giorni del parto per Maria. Alla nascita di Gesù all’inizio del Vangelo corrisponde la nascita della Chiesa all’inizio degli Atti. L’evento della venuta dello Spirito (vento o spirito) rimanda ad altri eventi biblici fondanti della storia di Israele: La Pentecoste, infatti, da festa delle primizie e festa della mietitura era divenuta festa della memoria storica dell’Alleanza al Sinai quando, con accompagnamento di fenomeni cosmici che comprendevano il fuoco e il vento, al popolo era stata data la Legge e lo stesso popolo si era costituito come tale. A quel primo costituirsi corrisponde qui il nuovo inizio del nuovo popolo di Dio, che si riconosce nel dono di una Nuova Legge, cioè di un nuovo principio interiore (Ger 31,31). Un nuovo principio di azione, di giudizio. Su ciascuno si posano lingue di fuoco, significa che a ciascuno è data la pienezza dello Spirito per l’utilità comune, e il verbo usato, lo spirto si sedette, si posò, si riposò, oltre ad essere un richiamo ad Is 11 indica anche le azioni proprie al sedersi che è un atto di presa di possesso, e che sono il giudicare e il comandare, ambedue azioni tipiche d’interpretazione e applicazione di una nuova legge e di un nuovo discernimento delle azioni. “Sedere” significa insediarsi per governare e per giudicare…Come Cristo si è assiso alla destra del Padre così lo Spirito siede, abita, si posa e rimane negli Apostoli. Questi ne sono ripieni fino a traboccare e il segno è un iniziare a parlare…Luca usa un verbo raro che non indica il comune parlare, ma “parlare in modo solenne”. Questo dono dato alla chiesa già lo avevamo incontrato lungo il vangelo di Luca: il Battista era pieno di Spirito santo fin dal seno materno (1,15) lo stesso Spirito riempì Elisabetta facendola profetare (1,41) ma prima la sua discesa era stata promessa Maria, (1,31) ed era colui che guidava i passi di Simeone (2, 26) al battesimo era sceso su Gesù come qui scende sugli apostoli, all’inizio della loro missione, e Gesù spinto dallo spirito si era inoltrato nel deserto (41) e nello spirito aveva iniziato la sua missione ufficiale nella sinagoga (4,18) alla discesa dello Spirito nel Giordano segue, infatti, il discorso inaugurale di Gesù, e alla discesa dello Spirito nel Cenacolo segue il discorso inaugurale di Pietro…e come Maria aveva cantato il Magnificat qui ora è la Chiesa che proclama in lingue nuove le grandi opere di Dio.
All’inizio di Genesi la discesa di Dio aveva confuso le lingue dei costruttori di Babele, a Pentecoste Dio scende e ridona alla persona la capacità di comunicare con l’altro raggiungendolo nella sua intimità più personale senza usare violenza e senza perdere se stesso. Osserva Ben XVI che mai come nella nostra epoca si è sentito il bisogno di comunicare e se ne è perso il senso. Come mettere insieme lo spazio inalienabile della persona e la sua chiamata a una comunione sostanziale con l’altro? La pentecoste ci indica che il rapporto con Dio, donato nello Spirito, è l’unico modo per ricostituire la comunione con l’altro. “Raramente l’inaccessibilità ultima dell’altro, l’impossibilità di donarsi reciprocamente e di comprendersi in modo durevole è stata sperimentata tanto drammaticamente come nel nostro secolo” (Ben XVI). La lettera ai Romani precisa il nome completo del dono che lo Spirito fa: questo essere nuovo, che si esprime in una lingua nuova, segue una nuova legge, e parla le parole che ascolta nel silenzio è un figlio di Dio, un essere umano che si riconosce figlio.
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[1] Rom 2,4.
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