Dai Sermoni di S. Bernardo, Abate
Carità sovrabbondante
Tu, Signore, che fai? Nella stessa elevazione delle tue mani, quando già il sacrificio mattutino si mutava in olocausto vespertino, con la stessa forza, dico, con cui l’incenso saliva al cielo, copriva la terra, aspergeva gli inferi, sicuro che saresti stato esaudito per il tuo pieno abbandono a lui, tu gridi: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno! O quanto sei grande nel perdonare! O quanto grande è la moltitudine della tua dolcezza, o Signore! O quanto sono lontani i tuoi pensieri dai nostri pensieri! O quanto è solida la tua misericordia anche verso gli empi! Cosa mirabile! Lui grida: Perdona, i Giudei Crocifiggilo. Più fluide dell’olio le sue parole ma sono pugnali sguainati. O carità paziente, e pure capace di compatire! La carità è paziente: Questo basta; La carità è benigna: questa è la vetta. Non lasciarti vincere dal male: carità abbondante. Ma vinci il male con il bene: carità sovrabbondante. Non fu, infatti, solo la pazienza, ma la benignità di Dio che portò i Giudei al pentimento, perché la carità benigna ama anche coloro che tollera, e li ama con tanto ardore. La paziente dissimula, aspetta, sostiene chi delinque; ma la carità benigna attrae, conduce, aiuta a convertirsi dall’errore della propria vita, e alla fine copre la moltitudine dei peccati. O Giudei, siete pietre, ma state percuotendo una pietra più tenera, dalla quale risuona il tintinnio della pietà, e zampilla l’olio della carità. Come abbeverai, Signore, con il torrente delle tue delizie quelli che ti desiderano, tu che inondi con l’olio della tua misericordia quelli che ti crocifiggono?
È chiaro, allora, che questa passione è potentissima per estinguere ogni genere di peccati. Ma chi sa ce mi è data? Mi è data, perché non poteva essere data ad altri. (…) Infatti fu fatto a somiglianza degli uomini, e dall’aspetto riconosciuto come uomo, annientò se stesso, assumendo la condizione di servo. (…)
Il Signore Gesù ci ha abbracciati nella nostra fatica e nel nostro dolore; aderiamo anche noi a lui con abbracci che in certo senso rispondono ai suoi, alla sua giustizia mediante la nostra giustizia, dirigendo le nostre azioni alla sua giustizia, e diciamo con la sposa: “L’ho afferrato, non lo lascerò”.
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