Venerdì dell’Ottava di Pasqua

Venerdì dell’Ottava di Pasqua

Dal Sermone XI nel Santo giorno di Pasqua di S. Aelredo

 

Il vino aspro della Passione e l’attrattiva della Risurrezione

 

E infine quale dolcezza poté attingere il vostro cuore quando con lo sguardo interiore avete visto il Signore stesso portare la sua croce? Chi potrà apprezzare questa umiltà, questa mansuetudine, questa pazienza? Davvero: come una pecora fu condotto al macello, e come un agnello davanti a chi lo tosa, tacque, e non aprì la sua bocca. Quale dolcezza fu meditare sulle ferite di Cristo, quasi fossero recenti, stare quasi sotto la sua croce, vedere quelle lacrime della Madre sua, ascoltare quella dolce voce: Padre, perdonali, no sanno quello che fanno.

Ma questa dolcezza non fu come latte, ma come vino; da una parte infatti addolciva, dall’altra rimordeva. Addolciva per l’affetto e la devozione che suscitava, ma subito dopo rimordeva, suscitando una certa dolce tristezza e compassione. Senza una certa dolce tristezza infatti non avreste potuto vedere quelle dolci mani esser così trapassate da chiodi tanto duri, e similmente quei piedi esser perforati dal ferro, quel fianco dolcissimo esser ferito dalla lancia, e non avreste potuto vedere senza compassione, anche se una compassione piena di dolcezza, le soavissime lacrime della nostra Signora.

Perciò voi che avete gustato questo vino aspro, cioè la memoria della Passione del Signore, ora desiderate il latte, cioè le attrattive della sua Risurrezione. Ed è veramente latte perché non ha in sé nessuna mescolanza di tristezza. Gli Angeli esultano, gli Apostoli si gloriano, le sante donne si rallegrano in quella beata visione. Ovunque l’alleluia, ovunque la lode, ovunque il gaudio. E veramente che gioia è vedere mangiare e bere con i discepoli lui che prima vedevi pendere dalla croce! Baciare con tanta allegrezza quelle dolci ferite, per le quali poco fa avevi pianto con tanta compassione! Questo è il giorno che ha fatto i l Signore; esultiamo e rallegriamoci in esso!

 

 

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