Tutti i Santi Benedettini (f)

Tutti i Santi Benedettini (f)

Quando:
13 Novembre 2021 h. 3:15 – 4:30
2021-11-13T03:15:00+01:00
2021-11-13T04:30:00+01:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dai Discorsi di san Bernardo In festo omnium Sanctorum sermo

 

 

Quando saremo riuniti ai nostri padri? Quando li incontreremo personalmente? Il primo desiderio, infatti, che il ricordo dei santi suscita o stimola maggiormente in noi è quello di godere della loro compagnia così desiderabile, e di meritare d’essere concittadini e familiari degli spiriti beati, trovandoci insieme all’adunanza dei patriarchi, al gruppo dei profeti; ci sostiene la speranza di aver parte un giorno al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alle schiere dei testimoni della fede, ai cori delle vergini: in breve, di essere riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.

Il ricordo di ciascuno di loro sono come altrettante scintille, anzi come fiaccole ardentissime che accendono nelle anime fervorose il bruciante desiderio di vederli e di abbracciarli. Perciò spesso credono di trovarsi tra i cittadini del cielo e il cuore si slancia con ardore veemente ora verso uno di essi, ora verso l’altro, talvolta verso tutti. Peraltro, quale negligenza, quale pigrizia o quale vigliaccheria sarebbe mai la nostra se l’affetto e la nostalgia per il cielo non ci strappassero a questa misera terra proiettandoci in spirito verso la patria celeste!

La Chiesa dei primi cristiani è pronta ad accoglierci e noi lo scordiamo; ci desiderano i santi, e noi l’apprezziamo poco; ci attendono i giusti, e noi lo ignoriamo volutamente. Destiamoci una buona volta, fratelli; risorgiamo con Cristo, cerchiamo, gustiamo le cose di lassù. Desideriamo quelli che ci desiderano, affettiamoci verso coloro che sono pronti ad accoglierci, preveniamo con gli aneliti del cuore la condizione di coloro che ci aspettano.

Nella comunità che formiamo in questo mondo non vi è nessuna sicurezza, nessuna quiete, nessuna perfezione; e però non è forse tanto buono e soave vivere insieme come fratelli? Qualsiasi contrarietà esterna o intima che ci capiti si fa più tollerabile grazie alla comunione fraterna con quelli a cui in Dio siamo uniti al punto da formare un cuor solo e un’anima sola. Tanto più soave, gradita e beata sarà l’unione vissuta in cielo, ove non può sussistere alcuna diffidenza o materia di discordia; là ci unirà con vincolo indissolubile la carità perfetta, perché ad immagine del Padre e del Figlio saremo tutti una cosa sola in essi. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione più intensa a condividerne la gloria. Non è un’ambizione pericolosa, perché è tutt’altro che rischiosa la ricerca di quella gloria.

Vi è un secondo desiderio che avvampa in noi nel commemorare i santi: che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, per apparire con lui nella gloria.

Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come egli è, ma come è stato ridotto per salvarci, coronato non di gloria ma delle spine dei nostri peccati. Lo afferma la Scrittura dicendo: Uscite figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre.  Quale re e quale diadema! Arrossite perciò di cercare la gloria voi che siete le membra di un capo umiliato fino a tal segno, senza apparenza né bellezza. Non c’è da stupirsi, poiché si chiama Salomone, che significa pacifico, almeno per il momento in cui non è ancora il dispensatore della beatitudine e della gloria. Così si verifica esattamente il cantico degli angeli che annunziava pace in terra e gloria nel cielo.

Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto un capo coronato di spine e per il quale la porpora non è segno di onore ma di oltraggio.

 

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