Dal “Trattato sulla vita comune o cenobitica” di Baldovino di Ford
Dalla comunione di grazia alla comunione di gloria
Lo Spirito di sapienza è amico di quegli uomini che in una ricerca di comunione amano rapportarsi continuamente al loro prossimo; è amico di colui che possiede per l’altro il bene che ha; di colui che ama nell’altro il bene di cui è privo e che l’altro possiede.
Due sono i modi in cui le grazie di Dio, suddivise tra gli uomini, vengono ricondotte alla comunione: quando i doni fatti ai singoli personalmente vengono posseduti in comune per la comunione dell’amore, e quando essi vengono amati in comune per I’ amore della comunione. Una grazia è in qualche modo vissuta in comune da chi la possiede e da chi non la possiede quando chi la possiede la possiede per l’altro poiché la comunica, e chi non la possiede la possiede nell’altro poiché l’ama. La comunione dello Spirito santo porta a mettere in comune anche le sofferenze e le debolezze dell’uno e dell’altro. Se infatti “la carità è paziente”, capace di patire, essa è anche capace di compatire; e chi compatisce con colui che patisce fa sua la sofferenza di un altro, sì che quell’unica sofferenza divenga comune a entrambi: per l’uno sarà un piangere nei patimenti, per l’altro sarà un compiangere nell’affetto. E se le sofferenze dei giusti sono comuni, di conseguenza anche le loro consolazioni saranno comuni: chi per l’affetto che viene dalla carità sa piangere con chi piange, sa anche rallegrarsi con chi si rallegra.
Che sovrabbondanza d’affetto, che viscere di carità sono rivelate dalle parole dell’apostolo! Ascoltiamolo: «Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?». Ciò ch’egli fa, anche gli altri devono farlo: «Portate i pesi gli uni degli altri». E non si contraddice quando aggiunge. «Ciascuno porterà il proprio fardello», perché qui si tratta chiaramente del fardello del peccato. Solo il peccato non è ammesso alla comunione della carità. Ma tutto ciò che facciamo di bene ha la sua utilità in comunione, anche se poi i vari beni non sono comuni in ugual misura a coloro che amano. Noi speriamo di aiutarci a vicenda pregando e acquistando meriti gli uni per gli altri presso Dio; e dai meriti e dalle preghiere dei santi che amiamo e dai quali desideriamo essere amati ci viene una grande fiducia di ottenere presso Dio il perdono dei nostri peccati e di esser ritenuti degni della gloria. Questo soprattutto se, tenendo sempre nella memoria i loro meriti, e considerando la loro fede, la loro carità, la loro pazienza, la loro obbedienza, ci lasceremo invadere dall’amore di gelosia, se raccoglieremo da essi un appello all’emulazione, se divamperà in noi il bisogno di imitarne le virtù.
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