Trasfigurazione del Signore (f)

Trasfigurazione del Signore (f)

Quando:
6 Agosto 2019 h. 3:15 – 4:30
2019-08-06T03:15:00+02:00
2019-08-06T04:30:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dall’Omelia di san Paolo VI del 14 marzo 1965

 

(…)  Occorre spiegare in che modo l’evento della Trasfigurazione si innesta nella storia evangelica. (…) questa scena del Vangelo pone dinanzi a noi, (…) una questione di grandissima attualità, si direbbe fatta sulla misura delle nostre condizioni spirituali. La domanda è la medesima rivolta da Gesù, sei giorni prima dell’evento sul Tabor, agli Apostoli: Chi dite che sia il Figlio dell’Uomo? La stessa richiesta io ripeto a voi. Ecco che il Vangelo diventa incalzante e urgente sulle nostre anime… Voi, (…) chi dite che sia Gesù? Chi è Gesù in se stesso? La mente corre al Catechismo. Sì, ricordo che Gesù è il Figlio di Dio fatto Uomo. Ma sappiamo noi bene che cosa ciò vuol significare? E inoltre: se Gesù è Dio fatto Uomo, la meraviglia delle meraviglie, chi Egli è per me? Che rapporto c’è tra me e Lui? devo occuparmi di Lui? Lo incontro nel cammino della mia vita? è legato al mio destino? Non basta. Se io domandassi appunto agli uomini del tempo nostro: chi ritenete che sia Cristo Gesù? come lo pensate? ditemi: chi è il Signore? chi è questo Gesù che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo sia ancor più necessario della nostra stessa vita l’annunciarlo alle anime? Chi è Gesù? Alla domanda alcuni, molti, non rispondono, non sanno che dire. Esiste come una nube – e questa sì è opaca e pesante – di ignoranza che preme su tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga del Cristo, non lo si conosce bene; si cerca, anzi, di respingerlo. Al punto che all’offerta del Signore di voler essere, per tutti, guida e maestro, si risponde di non averne bisogno, e si preferisce tenerlo lontano.

Quante volte gli uomini respingono Gesù e non lo vogliono sui loro passi, perché o non lo conoscono o, al massimo, lo temono più che identificarlo ed amarlo. Non vogliono che il Signore regni su di loro; cercano in ogni modo di allontanarlo. C’è persino chi urla contro Cristo: Via! – è il grido blasfemo -, alla Croce! Lo vogliono come annullare e togliere dalla faccia della civiltà moderna; non c’è posto per Iddio, né per la religione: si affannano a cancellare il suo nome e la sua presenza. Tale il contenuto di tutto questo laicismo sfrenato che, talvolta, incalza sino alle porte delle nostre chiese e che in tanti Paesi, ancor oggi, infierisce. Non si vuole più nemmeno l’immagine di Cristo.

Ma il tristo fenomeno è degli altri. Noi che siamo qui ed abbiamo questo grandissimo e dolcissimo Nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli, noi che crediamo in Cristo: noi sappiamo bene chi è? Sapremo dirgli una parola diretta ed esatta; chiamarlo veramente per nome; chiamarlo Maestro, Pastore; invocarlo quale luce dell’anima e ripetergli: Tu sei il Salvatore? Sentire, cioè che Egli è necessario, e noi non possiamo fare a meno di Lui; è la nostra fortuna, la nostra gioia e felicità, promessa e speranza; la nostra via, verità e vita? Riusciremo a dirlo, e bene, e completamente?

Ecco il senso del Vangelo di oggi. Bisogna che gli occhi della nostra anima siano rischiarati, abbagliati da tanta luce e che la nostra anima prorompa nella esclamazione di Pietro: Come è bello stare davanti a Te, o Signore, e conoscerti!

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