Dal Commento al Cantico dei Cantici del Ven. Giovanni di Ford (Serm. 3,5)
Il bianco della luce sul volto di Gesù
La quarta innocenza che sopra ho menzionato è quella della risurrezione, che non è di questo mondo. Giudicate voi, se ho fatto bene a chiamarla candore della luce. Certamente il latte può alterarsi, il giglio marcire e la neve infangarsi, ma nella luce non può entrare nulla di sporco. La veste di gloria, che esprime l’innocenza e lo splendore della santità di colui che la porta, non vedrà mai la corruzione, né il suo candore potrà diminuire in alcun modo. Realmente questa è una veste di luce risplendente, nessuna tenebra può sottometterla; senza macchia né ruga, né tignola, vecchiaia, o fuoco, che possano danneggiarla. Non potrà essere macchiata dall’iniquità d’altri né corrotta dalla ruga della falsità, o dalla superbia, che sempre rinasce come la tignola. Nemmeno la fatica della vecchiaia, né il fuoco della concupiscenza o qualunque altro risentimento o discordia, potranno intaccarla.
Per primo, il più bello tra i figli dell’uomo (Sl 44,3), ha indossato questa veste candida, e, trionfando della morte, si è ricoperto di splendore; gloriandosi di lui la sposa meritatamente dice: mio diletto è bianco (Ct 5, 10). Assicuro che lui è il primo e, forse, il solo. La Chiesa, fino a questo momento, ha benignamente preferito dubitare riguardo alla risurrezione d’altri uomini, se veramente alcuni siano stati glorificati oppure no, per affermare qualcosa che si possa comprovare. Del resto, comunque stiano le cose, egli è candido in modo singolare e tutti ricevono dalla bellezza del suo candore. Certo, nel giorno della gloria, le stelle rifulgeranno tra santi splendori (Sl 109.3) e brilleranno di gioia (Bar 3,35) per il Signore; ma una stella paragonata al sole, quanto è poca cosa! Certo, una stella differisce dall’altra nello splendore (1 Cor 1. 15,41), prima dell’apparire del sole; ma al suo sorgere, tutte le stelle scompaiono, per cedergli la propria luce, come riconoscendo che soltanto il sole deve risplendere e nessun altro deve brillare davanti a lui.
Giustamente perciò la sposa, contemplando il volto luminoso del suo sposo, dice: il mio amato è veramente candido; da lui altri attingono il loro splendore, ma se sono paragonati a lui, non sono per niente immacolati. Egli è più bianco del latte, più primaverile del giglio, più candido della neve, più splendente della stessa luce. Infine, egli è l’eletto tra mille e mille (Ct 5, 10); da lui ha origine il candore di tutta la Chiesa ed a lui deve ritornare. (…)
Egli è la gloria di coloro che risorgono, riservando per sé la primizia dei risorti; con la propria glorificazione, è diventato causa di risurrezione per tutti gli uomini. Pertanto egli è veramente bianco e si riconosce tra diecimila (Ct 5,10). Egli è perfettamente candido ed ha il potere di distribuire la sua pienezza a chi vuole e quanto vuole: Gesù Cristo, Signore nostro, che con il Padre e lo Spirito Santo vive ed è glorificato, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
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