Dal Terzo sermone per l’Assunzione di san Bernardo
L’accoglienza di Cristo nella carne e nello spirito
Gesù entrò in un villaggio, e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa (Lc 10,38). Perché, fratelli, di due sorelle si legge che soltanto la seconda abbia accolto il Signore, e proprio quella che sembra meno importante? Maria, infatti, si è scelta la parte migliore (Lc 10,42). Lo testimonia proprio Colui che Marta ha accolto. Ma Marta sembra sia la primogenita e l’inizio della salvezza appartiene piuttosto all’azione che alla contemplazione. Cristo loda Maria, ma viene accolto da Marta. Giacobbe ama Rachele, ma a sua insaputa gli viene offerta Lia. Se si lamenta per l’inganno si sentirà dire che non è consuetudine che le più giovani vengano per prime date alle nozze. E se pensi che questa casa è di fango capirai facilmente perché in essa è Marta ad accogliere il Signore e non Maria. La Parola dell’Apostolo, infatti: “Glorificate e portate Dio nel vostro corpo” (1Cor 6,20) è detta di Marta, non di Maria. Quella infatti si serve del corpo come di uno strumento, mentre per Maria il corpo è piuttosto un ostacolo. Perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la dimora terrena opprime la mente agitata da molti pensieri. Non opprime anche forse chi compie molte opere? Marta dunque accoglie il Signore nella sua casa, mentre vive sulla terra; Maria pensa piuttosto come sarà da Lui accolta nella dimora eterna nei cieli. Si potrebbe dire che anche lei ha accolto il Signore, ma in Spirito: Il Signore, infatti, è Spirito.
“Questa” – è chiaro che parla di Marta – “aveva una sorella di nome Maria, che, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola” (Lc 10, 39). Vedi che entrambe hanno accolto il Verbo: questa nella carne, quella nella Parola. Marta era tutta presa dai molti servizi. Fattasi avanti disse: “Maestro, non ti importa che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?” (Lc 10,40). Pensi che nella casa che accoglie Cristo si senta una parola di mormorazione? Felice la casa, e sempre beata la comunità dove Marta si lamenta di Maria. Sarebbe invece indegno e sconveniente che Maria si lamentasse di Marta. Dove mai potresti leggere che Maria ha protestato: “Perché mia sorella mi ha lasciata sola nella contemplazione”? Non sia mai, non avvenga mai, che colui che si dedica solo a Dio aspiri alla vita frenetica dei fratelli che hanno i diversi incarichi. Marta invece appare sempre inadeguata al suo compito, e non completamente all’altezza, e desidera vivamente che sia affidato anche ad altri il servizio che compie con le sue opere. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose” (Lc 10,41). Guarda il privilegio di Maria, che in ogni contestazione ha il suo avvocato. Il fariseo si sdegna, la sorella si lamenta, anche i discepoli mormorano, ogni volta Maria tace, e per lei parla Cristo: “Maria” – dice – “si è scelta la parte migliore, che non le verrà tolta” (Lc10,42). Questa è quell’unica cosa necessaria, questa è quell’unica cosa che il Profeta cercava con tanta insistenza: Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco (Sal 26,4).
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