Dalle Orazioni di san Gregorio
Carità nella carestia
Molti altri sono i segni che fanno conoscere lo zelo e le protezione di Basilio nei confronti della Chiesa, come la franchezza nei riguardi dei magistrati, sia in generale nei riguardi degli altri, sia di quelli più potenti della città; le soluzioni dei dissidi, non messe in discussione una volta che avevano ricevuto il sigillo della sua voce, ma aventi l’autorità di leggi”; l’assistenza dei bisognosi, di natura spirituale la maggior parte delle volte, materiale in non pochi casi (infatti, spesso porta profitto all’anima essere attirato con la benevolenza); l’assistenza ai poveri, l’ospitalità offerta agli stranieri, la cura delle vergini, le regole per i monaci, scritte e orali; le disposizioni delle preghiere, l’ordine nelle tribune e le altre cose che un uomo veramente di Dio e collocato dalla parte di Dio può fare per giovare al popolo. Ma una fu l’opera più importante e che più lo distinse.
Infuriava una carestia, la più terribile di quelle che si ricordano; la città era travagliata: da nessuna parte venivano soccorsi né vi erano rimedi per la sciagura. Infatti, le regioni costiere riuscivano a fare fronte senza difficoltà a quella penuria, perché potevano dare i prodotti delle loro terre e ricevere dal mare quelli mancanti; nelle parti più interne, come la nostra, i prodotti in eccesso rimanevano inutilizzati e non si potevano avere quelli che mancavano, dal momento che non avevamo modo di disporre di ciò che c’era e di importare quello che non era disponibile. E la cosa più grave in un simile frangente era l’indifferenza e l’avidità dei possidenti; quelli, infatti, aspettano il momento opportuno per trarre profitto dalla carestia, coltivano le sciagure, senza sapere che chi ha pietà dei poveri fa un prestito al Signore, e che colui che tiene per sé il frumento è maledetto dal popolo; non sanno nulla delle promesse fatte ai benefattori né delle minacce fatte ai malvagi. Ma sono più avidi di quanto si debba, e giudicano in modo errato, quando negano agli altri la propria compassione, a se stessi quella di Dio: infatti ignorano di averne essi stessi bisogno, più di quanto gli altri abbiano bisogno di loro. Questi sono coloro che fanno incetta di grano e lo rivendono, senza provare pietà per quelli della loro stirpe, né riconoscenza per Dio, grazie al quale possiedono, mentre gli altri soffrono la povertà.
Basilio non poteva certo far piovere pane dal cielo con la preghiera, e nutrire nel deserto il popolo in fuga, né fare sgorgare senza che si esaurisse cibo dal fondo dei vasi, riempiti poiché erano stati vuotati, cosa straordinaria, per nutrire colei che nutriva, in cambio dell’ospitalità; né poteva sfamare migliaia di persone con cinque pani, i cui resti bastavano ancora per altre mense. Tutti questi miracoli, infatti, sono di Mosè e di Elia e del mio Dio, dai quali essi ricevettero il potere di operare tali cose, e, probabilmente, a quei determinati momenti e a quell’epoca: infatti, i segni sono per coloro che non credono, non per quelli che credono. Tuttavia le cose che a queste conseguono e producono lo stesso effetto, Basilio le meditò e operò con la stessa fede. Con il ragionamento e con le esortazioni riuscì ad aprire i granai dei possidenti e a realizzare la parola della Scrittura: spezza il cibo per gli affamati, sazia i poveri col pane, li nutre nella carestia e riempie di beni le anime affamate. E in che modo? Non si tratta certo di un particolare di poco conto da aggiungere. Infatti, avendo raccolto in uno stesso luogo quanti erano colpiti dalla carestia, tra i quali alcuni respiravano a stento, uomini, donne, vecchi, bambini, persone di tutte le età e degne di pietà, dopo aver fatto una colletta di ogni specie di cibo che potesse essere utile contro la fame, mise a disposizione delle pentole piene di legumi passati e di cibo sotto sale, come si usa nelle nostre parti, e nutrì i poveri; poi, imitando Cristo quando si fece servo, che, cinto da un panno, non disdegnò di lavare i piedi ai suoi discepoli, ricorrendo per questo all’aiuto dei suoi servi, anzi, dei suoi compagni di servitù, si prese cura dei corpi di coloro che ne avevano bisogno, ma anche delle loro anime, unendo alle cose indispensabili anche l’elemento della propria stima per loro, e alleviando in entrambi i modi le loro pene. Sì grande era per noi il nuovo fornitore di cibo, un secondo Giuseppe.
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