Da Lo specchio della carità di S. Aelredo
Il Sabato perfetto si trova nell’amore di Dio
L’anima purificata con questo doppio amore verso di sé e verso il prossimo, con la più grande devozione e sicurezza va incontro all’abbraccio felice della divinità stessa; ed accesa da un irresistibile desiderio, passa oltre il velo della carne ed entra in quel santuario dove Cristo Gesù si presenta davanti al suo sguardo come uno spirito, restando l’anima completamente assorbita da quell’ineffabile luce e da quella insolita dolcezza. Fattosi silenzio da tutte le cose corporali, da tutte le cose sensibili, da tutte le cose mutabili, fissa il suo sguardo in ciò che è, è sempre ed è sempre lo stesso: riposa e vede che il Signore è Dio, e tra i soavi abbracci della sua carità, si gode certamente il Sabato dei Sabati. Questo è davvero l’anno giubilare, in cui l’uomo ritorna alla sua proprietà, cioè al suo autore, affinché possieda e sia posseduto. È questa la possessione strappata al vile prezzo del peccato, con un amore che sgorga dal creatore e penetra nella creatura. A questo Sabato si attribuisce non a torto il numero cinquanta, dato che in esso si rigetta il timore servile, si sopisce non solo la concupiscenza della carne ma anche il suo ricordo, e si produce la pienezza dello spirito. Prima, cioè prima della Pentecoste lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Non è che mancasse del tutto, ma non era ancora dato con tutta la pienezza, con tutta la perfezione. Lo si riceve nel primo e nel secondo Sabato, ma solo nel Sabato dei sabati si riceve la sua pienezza. Nei primi due Sabati Gesù appare piccolo, non grande; umile, non sublime; non pieno di gloria ma d’ingiurie. Sì, lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
Poiché la carità non si diffonde nei nostri cuori se non per messo dello Spirito Santo che ci è stato dato, dappertutto c’è il numero sette; ma il progresso della carità si conosce con la moltiplicazione del numero sette. Infatti il settimo giorno è come il principio della carità; il settimo anno è il suo progresso; il cinquantesimo anno, che risulta dopo, è sette per sette, è la sua pienezza.
In ogni tappa c’è il riposo in ognuna c’è libertà; in ognuna un certo Sabato spirituale. Prima il riposo di una coscienza pura; poi la dolcissima unione con molte persone; infine la contemplazione stessa di Dio. Nel primo Sabato ci si libera dal peccato, nel secondo dalla cupidigia, nel terzo si lascia del tutto ogni distrazione. Nel primo la mente gusta quanto è dolce Gesù nella sua umanità, nel secondo contempla quanto è perfetto nella carità, nel terzo quanto è sublime nella sua Deità. Nel primo uno si raccoglie in sé stesso, nel secondo si apre al di fuori di sé, nel terzo è rapito al di sopra di sé.
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