Dal Grande Esordio di Corrado di Eberbach
Come e in quale anno dall’Incarnazione del Signore i santi Padri dell’Ordine cistercense, usciti da Molesme, si recarono nel deserto di Citeaux
Pertanto l’anno 1098 dall’Incarnazione del Signore, il signor Roberto, abate del cenobio di Molesme fondato nella Diocesi di Langres, e con lui i fratelli a cui Dio aveva toccato il cuore, preferendo con il loro diletto Padre Benedetto non aver tregua nelle fatiche sostenute per Dio piuttosto che illanguidire tra le comodità di questa vita, uscirono da Molesme e con entusiasmo si diressero al luogo che già prima, per la grazia di Dio, si erano scelti come confacente al loro proposito, cioè in quella località deserta che si chiamava Cîteaux.
Posta nella Diocesi di Chalon, tale località, occupata in quel tempo da fitto bosco e sterpaglia, non era frequentata dagli uomini, ma vi abitavano soltanto bestie selvatiche. Arrivati dunque in quel luogo orrido, di desolata solitudine, si resero conto che quanto più si presentava spregevole e inaccessibile per la gente del mondo, tanto più era adatto per il genere di osservanza che già da tempo avevano concepito in cuor loro e in funzione della quale vi erano venuti. Abbattuto lo spesso bosco e sgomberati gli sterpi, per la benevolenza del vescovo di Chalon e con il consenso del proprietario di quella terra, cominciarono a costruirvi un monastero. Così, l’anno di cui s’è detto, il 21 marzo cioè nella Solennità del santissimo Benedetto, resa quella volta più splendida da raddoppiata letizia per la Domenica delle Palme che cadeva lo stesso giorno tra l’esultanza degli angeli e la rabbia dei demoni ebbe origine, grazie a uomini perfettamente addestrati alla filosofia cristiana, la casa di Cîteaux e con ciò l’istituzione di tutto l’Ordine Cistercense. Certo con felice deliberazione coloro che avevano deciso di ordinare le modalità del servizio divino e tutto lo svolgersi della loro vita secondo il modello prescritto nella Regola, vi davano inizio quale migliore auspicio? Proprio nel giorno natalizio di colui che per la salvezza di molti aveva dato una legge capace grazie allo Spirito di portare la vita.
Ecco quel sommo ed eterno Pastore che, lasciate sui monti più eccelsi nei pascoli eternamente verdeggianti le pecore felici, per la condiscendenza della sua grazia discese a cercarne una sola sperdutasi in questa valle di lacrime, impiantare con una nuova decisione della sua misericordia l’ovile della pietà e innalzare al di sopra di esso il segno della salvezza. Così le sue pecorelle moribonde e languenti che, imprigionate dalle spine delle brame e dei piaceri della carne vagavano nelle selve dei vizi, all’udire la voce della tortora che invita all’ovile della pietà, sarebbero entrate nella locanda del vero Samaritano per farsi curare con il vino della penitenza e l’olio che è la remissione dei peccati, avrebbero finalmente abbracciato in verità il segno della salvezza.
Views: 1