Da “Il mistero del Natale” di S. Teresa Benedetta della Croce
La via regale della croce
Chi appartiene a Cristo deve vivere tutta intera la vita di Cristo, deve raggiungere la maturità di Cristo, deve finalmente incamminarsi per la via della Croce, verso il Getsemani e il Golgota. E tutte le sofferenze che provengono dall’esterno sono nulla in confronto all’oscura notte dell’anima, quando la luce divina non splende più e più non si ode la voce del Signore. Dio è presente, ma nascosto, e la sua voce tace. Perché è così? Sono i misteri di Dio, dei quali parliamo, e che non si lasciano svelare completamente. Ma un poco possiamo guardare dentro. Dio si è fatto uomo per farci nuovamente partecipi della sua vita ed è questo l’inizio e insieme l’ultima meta. L’anima diventa una cosa sola con Cristo, giungendo a vivere della sua vita: ma soltanto nella dedizione al Crocifisso, soltanto dopo che avrà battuto l’intera Via Crucis accanto a Lui. “Cristo mi ha mandato ad evangelizzare non in sapienza di parole, ma perché non sia resa vana la croce del Cristo”. Il Vangelo di Paolo è proprio questo: la dottrina della Croce, il messaggio che egli annuncia ai Giudei e ai Gentili. Si tratta di una testimonianza lineare, senza alcun artificio oratorio, senza alcuno sforzo di convincere facendo leva su argomenti di ragione. Essa attinge tutta la sua forza da ciò che annuncia. Ed è la croce di Cristo, ossia la morte di Cristo in croce, lo stesso Cristo crocifisso. Cristo è la potenza di Dio, la sapienza di Dio non soltanto perché inviato da Dio, figlio di Dio e Dio lui stesso, ma precisamente perché crocifisso. Infatti la morte in croce è il mezzo di redenzione prescelto dall’insondabile sapienza di Dio.
La fede nel crocifisso – la fede viva, accompagnata dalla dedizione amorosa – è per noi la porta d’accesso alla vita e l’inizio della futura gloria. Per di più la croce è il nostro unico vanto: “Quanto a me sia lungi il gloriarmi d’altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo…”
La croce non è fine a se stessa. Essa si staglia in alto, e fa da richiamo verso l’alto. Quindi non è soltanto un’insegna: è anche l’arma potente di Cristo, la verga da pastore con cui il divino Davide esce incontro all’infernale Golia, il simbolo trionfale con cui Egli batte alla porta del cielo e la spalanca. Allora ne erompono i fiotti della luce divina, sommergendo tutti coloro che marciano al seguito del Crocifisso.
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