Dalle Omelie su Ezechiele di san Gregorio Magno
La Parola di Dio nostro cibo e nostra bevanda
Taluni leggendo la sacra Scrittura son soliti, quando penetrano le sue affermazioni più sublimi, disprezzare con sentimento orgoglioso le raccomandazioni di minor conto destinate ai più deboli e pretendono di cambiarne il senso. Ma se essi intendessero in senso giusto le cose elevate, non disprezzerebbero gli insegnamenti anche minimi; poiché gli insegnamenti divini sono rivolti in parte ai grandi, in modo tale però che in parte sono adatti anche ai piccoli, affinché questi progredendo nell’intelligenza, come se facessero dei passi con la mente, crescano ed arrivino a comprendere cose più grandi. Per cui adesso al santo profeta è detto:
Figlio dell’uomo, mangia ciò che hai davanti. Tutto ciò che si trova nella Sacra Scrittura è da mangiare, perché le cose piccole formano la vita e le grandi acuiscono l’intelligenza. Segue: Mangia questo volume, poi va’ e parla ai figli d’Israele. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo. La sacra Scrittura è nostro cibo e nostra bevanda. Per cui anche per mezzo di un altro profeta il Signore minaccia: Manderò la fame sopra la terra, non fame di pane, né sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore. Egli dunque dice che privandoci della sua parola ci colpisce con la fame e con la sete, perché vuol dimostrare che le sue parole sono il nostro cibo e la nostra bevanda. Ma si noti che ora sono cibo e ora sono bevanda. Nelle cose oscure che non possono essere comprese senza una spiegazione, la sacra Scrittura è il nostro cibo, perché tutto ciò che si spiega perché venga compreso, dev’essere come masticato per essere inghiottito. Mentre nelle cose più chiare è bevanda. La bevanda si manda giù senza masticarla: beviamo le parole più chiare, perché siamo in grado di comprenderle anche senza spiegazione. Ma siccome il profeta Ezechiele stava per udire cose molto oscure e difficili, non gli si dice che beva il sacro rotolo, ma gli si dice: mangia’. Come a dire: esaminalo a fondo e comprendilo, cioè prima devi masticarlo e poi inghiottirlo. Ma l’ordine da osservare nel nostro studio delle parole della sacra Scrittura dev’essere questo: conoscerle, affinché riconoscendo il male che abbiamo commesso, sinceramente pentiti, non vi ricadiamo.
E quando, dopo aver pianto a lungo, cominciamo ad essere ormai sicuri del perdono dei peccati, cerchiamo di attirare anche gli altri alla vita servendoci delle parole di Dio che comprendiamo. A questo scopo infatti si devono comprendere, perché servano a noi, con
l’intenzione di farne parte agli altri. Per cui adesso è detto bene: Mangia questo rotolo, poi va’ e parla ai figli d’Israele. Come a dirgli, riguardo al cibo sacro: Mangia e fa mangiare, saziati ed effondi, ricevi e riversa, prendi forza e lavora.
E da notare ciò che il profeta soggiunge: “Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo”. Un altro profeta afferma che c’è la bocca del cuore, dicendo: “Labbra menzognere nel cuore, e con il cuore hanno detto cose cattive”. Noi apriamo la bocca, quando con la mente ci disponiamo a comprendere la parola di Dio. E cosi il profeta apre la bocca alla voce del Signore, perché i desideri del nostro cuore anelano a respirare gli insegnamenti del Signore per ricevere l’alimento del cibo della vita. Ma tuttavia riceverlo non dipende dalle nostre forze; occorre che ci nutra Colui che ci ha ordinato di mangiare. E infatti viene nutrito chi non è in grado di mangiare da sé. E siccome la nostra debolezza è incapace di ricevere le parole celesti, ci nutre Colui che distribuisce a tempo debito la razione di cibo; nel senso che mentre oggi nella parola di Dio comprendiamo ciò che ieri non sapevamo e domani comprenderemo anche ciò che oggi non sappiamo per disposizione della divina grazia siamo nutriti con il pane quotidiano.
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