Sabato Santo

Sabato Santo

Quando:
3 Aprile 2021 h. 3:15 – 4:15
2021-04-03T03:15:00+02:00
2021-04-03T04:15:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dal sermone di san Bernardo per la Settimana Santa

 

Camminiamo verso la nostra casa, Verso la madre di tutti, poiché il sepolcro sarà loro casa per sempre.

 

Vedi dunque quanto è stata grande e splendida con te quella maestà!  Di tutte le cose che sono nel cielo e sotto il cielo disse e furono fatte. E cosa c’è di più facile da dire? Ma fu forse opera di una sola parola ricreare te, che aveva creato? Per trentatré anni visse sulla terra ed ebbe rapporto con gli uomini, ebbe chi lo calunniava in ciò che faceva, chi gli tendeva insidie in ciò che diceva, senza avere dove poggiare il capo. E perché questo? Perché il Verbo era disceso dalla sua natura spirituale, e aveva preso un indumento più grossolano. Si era fatto carne, e perciò si comportava in modo più lento e rozzo. Ma come il nostro pensiero si veste della voce corporale, e non è diminuito, né prima né dopo aver parlato, così il Figlio di Dio assunse la carne, senza subire mescolanza né diminuzione, né prima dell’Incarnazione né dopo. Era invisibile presso il Padre, ma qui le nostre mani hanno toccato il Verbo della vita, e con i nostri occhi abbiamo visto ciò che era fin dal principio. Questo Verbo poi, che aveva unito a sé una carne purissima e un’anima santissima, governava liberamente le azioni del suo corpo, sia perché era sapienza e giustizia, sia perché nella sue membra non aveva nessuna legge che faceva resistenza alla legge del suo spirito. (…)

Felice colui il cui pensiero – questa è la nostra parola – dirige tutte le sue azioni alla giustizia, in modo che l’intenzione sia sana e l’opera retta. Felice colui che ordina le passioni del suo corpo per la giustizia, in modo che tutto ciò che patisce lo patisce per il Figlio di Do, fino a che e dal cuore si tolga la mormorazione, e nella bocca si trovi l’azione di grazie e la voce di lode! Chi si rialza cosi, costui prende il suo letto e va a casa sua. Il nostro letto è il corpo, in cui prima giacevamo ammalati, servendo i nostri desideri e le nostre concupiscenze, ma ora lo portiamo, dal momento che siamo costretti ad obbedire allo spirito, e portiamo il nostro morto, perché il corpo è morto per il peccato. Camminiamo tuttavia, non corriamo, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima, e l’abitazione terrena aggrava la mente dai molti pensieri [1]. Camminiamo verso la nostra casa. Verso quale casa? Verso la madre di tutti, poiché il sepolcro sarà loro casa per sempre. Noi che camminiamo sotto questo peso, quando l’avremo deposto come credete che correremo? Certo sulle ali del vento. Ci ha abbracciato il nostro Signore Gesù Cristo abbracciando la nostra fatica e il nostro dolore. Aderiamo anche noi a Lui, in certo modo con abbracci reciproci, per mezzo della giustizia, e della sua giustizia, dirigendo le azioni alla giustizia, sopportando le passioni per la giustizia, e diciamo con la Sposa: l’ho afferrato e non lo lascerò. Diciamo anche col Patriarca: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto. [2] Che cosa rimane ormai, se non la benedizione? Che cosa rimane dopo l’abbraccio, se non il bacio? Se aderirò così a Dio, come potrò far a meno di esclamare: Mi baci con un bacio della sua bocca?  Dacci da mangiare frattanto, Signore, il pane delle lacrime, e dacci da bere lacrime con misura, fino a che tu non ci conduca a quella misura buona, e pigiata, e traboccante, che verserai nel nostro seno, Tu che sei nel seno del Padre sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli.

[1] Sap 9,15.

[2] Gen 32,26.

 

Views: 0