Sabato nell’ottava di Pasqua

Sabato nell’ottava di Pasqua

Quando:
10 Aprile 2021 h. 3:15 – 4:15
2021-04-10T03:15:00+02:00
2021-04-10T04:15:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dal sermone XI, nel santo giorno di Pasqua di Aelredo

 

In quel dolcissimo cibo che tanto dolcemente, tanto umilmente assunse con i suoi discepoli, i Giudei mescolarono fiele poiché corruppero con denaro un suo stesso discepolo che con gli altri era venuto a quel banchetto, e tolsero da lui la dilezione, e lo resero amarissimo con fiele di malizia. E che cosa erano i suoi buoni discepoli, se non il suo cibo nel quale egli trovava gioia, del cui amore e devozione si nutriva? E cos’era quel traditore, Giuda, se no come fiele in un buon cibo? In quella cena quella antica Pasqua che i Giudei erano soliti celebrare finì, e iniziò quella nuova Pasqua che noi celebriamo. E come avrebbe potuto dimostrarci una dolcezza maggiore, se non lasciandoci in sua memoria il suo corpo e il suo sangue? Volle che il prezzo che egli offrì per noi una volta per tutte fosse sempre davanti ai nostri occhi. Volle, con una certa meravigliosa affezione, che il suo corpo e il suo sangue fosse non soltanto nostro prezzo, ma nostro cibo.

Non vi sembra, fratelli, che in quella cena si sia compiuto molto apertamente ciò che disse il profeta Davide: Poiché nella mano del Signore è un calice, ricolmo di vino drogato; egli ne versa da una parte all’altra.  Dopo che infatti ebbe celebrato l’antica Pasqua ce erano soliti celebrare i Giudei con la carne e il sangue dell’Agnello Gesù prese il pane – e offrendolo –ai discepoli disse:” Questo è il mio corpo”. E poi offrì i calice dicendo: “Questo è il mio sangue”. Vedete come nella mano del Signore è un calice.  E cos’è questo calice, se non l’istituzione della legge? Questo calice era pieno di vino schietto cioè di vino puro. Questo vino è l’intelligenza spirituale che fu nell’istituzione appartenente alla antica legge; perciò vino che rallegra il cuore dell’uomo. Perciò vino che inebriava quelli che la comprendevano. Li inebriava dell’amore di Dio. Li inebriava a un punto tale da dimenticare se stessi e amare Dio solo, Lui desiderare. E non era inebriato di questo vino Davide, che si denudò da solo, come ebbro, e si scoprì, per danzare davanti all’arca del signore? Non fu inebriato di questo vino Isaia, che, come egli stesso testimonia “camminò nudo e scalzo” davanti a tutto il popolo?

Ma per quanto questo vino fosse in sé puro, tuttavia, poiché veniva mescolato ad alcune osservanze ancora carnali per questo è detto: nella mano del Signore è un calice, colmo di vino drogato, pieno di vino misto. Considerate l’agnello stesso che in questa cena il nostro Signore aveva tra le mani. Vedete in questa quella istituzione della legge, quasi fosse un calice in mano al Signore. In questo calice, cioè in questa istituzione, c’era vino puro, cioè l’intelligenza spirituale. Vedete dall’altra parte il pane e il vino, quasi un altro calice. In questo calice non c’era prima il vino spirituale. Vedete ormai come il vino che era in un calice si è trasfuso nell’altro. Che vino c’era in quell’antico rito? Quell’agnello significava il corpo di Cristo, il sangue dell’agnello significava il sangue di Cristo. Ecco il vino in quel primo calice. Ma egli lo versa da questo a quello. Ascolta come lo versa: Prese il pane e disse: “Questo è il mio corpo”. Prese il calice del vino e disse: ”Questo è il mio sangue”.   E’ stato trasformato. E’ rimasto vuoto di significato quell’agnello in cui era il significato del corpo e del sangue di Cristo, ed è stato riempito un altro calice, poiché il pane è diventato corpo di Cristo, ed il vino sangue di Cristo.

 

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