Sabato dell’Ottava di Pasqua

Sabato dell’Ottava di Pasqua

Quando:
27 Aprile 2019 h. 3:15 – 4:30
2019-04-27T03:15:00+02:00
2019-04-27T04:30:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Da L’Anno liturgico di Dom Prosper Gueranger

 

La Risurrezione fondamento della nostra fede. 

Fermiamoci, dunque, oggi a considerare la Risurrezione del nostro Salvatore come l’apogeo della sua gloria personale, come l’argomento principale sul quale riposa la nostra fede nella sua divinità: “Se Cristo non è risorto” ci dice l’Apostolo “vana è la nostra fede” (I Cor. 15, 17); ma perché è risuscitato siamo sicuri di essa. Gesù doveva dunque elevare al più alto grado la nostra certezza su questo punto e, guardate, se ha mancato di farlo! Guardate se, invece, non ha portato in noi la convinzione di questa verità fondamentale fino alla più assoluta evidenza dei fatti! Per questo, due cose erano necessarie: che la sua morte fosse la più reale, la meglio constatabile, e che la testimonianza che garantisce la sua Risurrezione, fosse la più irrefragabile alla nostra ragione. Il Figlio di Dio non ha tralasciato nessuna di queste condizioni; le ha, anzi, adempiute con divino scrupolo; perciò il ricordo del suo trionfo sulla morte non potrà scancellarsi dalla mente degli uomini. E da qui deriva che, ancora oggi, dopo diciannove secoli, noi sentiamo qualcosa di quel brivido di terrore e di ammirazione, provato dai testimoni che ebbero a constatare questo improvviso passaggio dalla morte alla vita. (…)

Ed ora è così. Gesù morto è uscito vivo dalla tomba. Come lo sappiamo? Dalla testimonianza dei suoi Apostoli che lo hanno visto, vivente, dopo la sua morte, essendosi da loro lasciato toccare ed avendo conversato con essi, durante quaranta giorni. Ma noi dobbiamo credere agli Apostoli? E chi potrebbe dubitare di quella testimonianza, la più sincera che il mondo abbia mai udita? Infatti quale interesse avrebbero avuto quegli uomini a divulgare la gloria del Maestro, al quale si erano dati, e che aveva promesso che, dopo la morte, sarebbe risuscitato, se essi avessero saputo che, una volta perito con un supplizio ignominioso per loro quanto per lui, non avesse adempiuto la sua promessa? (…)

Aggiungiamo ora che questa testimonianza fu la più disinteressata di tutte, poiché non portava altri vantaggi ai testimoni, che i supplizi e la morte; che rivelava in quelli che la sostenevano una assistenza divina, facendo vedere in loro, così timidi fino alla vigilia, una fermezza che niente mai fece indebolire ed una sicurezza umanamente inesplicabile in uomini del popolo: sicurezza che li accompagnò sino al centro delle capitali più civilizzate, dove fecero numerose conquiste. (…)

La testimonianza degli Apostoli è finita; ma un’altra non meno imponente, quella della Chiesa, è venuta a continuare la prima e proclama con autorità non minore, che Gesù non è più tra i morti. La Chiesa, che attesta la Risurrezione di Gesù, è la voce di quelle centinaia di milioni di uomini che, ogni anno, da diciannove secoli, hanno festeggiato la Pasqua. Di fronte a questi miliardi di testimonianze di fede, ci può essere più posto per un dubbio? (…)

Avendo dunque, o Cristo, per mezzo di una così magnifica testimonianza, la certezza della tua gloriosa Risurrezione, come abbiamo quella della tua morte sul legno della croce, noi confessiamo che tu sei Dio, l’Autore ed il supremo Signore di tutte le cose. La morte ti ha umiliato e la Risurrezione ti ha esaltato; tu stesso fosti l’autore della tua umiliazione e della tua elevazione. Tu hai detto davanti ai tuoi nemici: “Nessuno mi può togliere la vita, ma da me stesso io la do: è in mio potere il darla e in mio potere il riprenderla di nuovo” (Gv. 10, 18). Solo un Dio poteva realizzare questa parola; tu l’hai compiuta in tutta la sua estensione; confessando la tua Risurrezione, confessiamo dunque la tua Divinità; rendi degno di te l’umile e beato omaggio della nostra fede.

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