S. Tommaso D’Aquino (m)

S. Tommaso D’Aquino (m)

Quando:
28 Gennaio 2025 h. 3:15 – 4:15
2025-01-28T03:15:00+01:00
2025-01-28T04:15:00+01:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dalla Summa Teologica (I, 21 a 3 e 4) di san Tommaso D’Aquino

 

La misericordia in Dio  

Quando Dio opera con misericordia, non agisce contro la sua giustizia, ma compie qualche cosa oltre i limiti della giustizia: precisamente come se uno ad un tale a cui sono dovuti cento denari, dà del suo duecento denari; costui non agisce contro giustizia, ma opera con liberalità, o con misericordia. Così pure se uno perdona l’offesa commessa contro di lui. Perché chi perdona, in qualche maniera dà: tant’è vero che l’Apostolo chiama il perdono una donazione: “Donatevi vicendevolmente, come Dio ha donato a voi in Cristo”. Da ciò appare chiaro che la misericordia non toglie via la giustizia; ma è in qualche modo coronamento della giustizia. Per questo dice S. Giacomo che “la misericordia trionfa sul giudizio”. Ogni opera della divina giustizia, poi, presuppone sempre l’opera della misericordia, ed in essa si fonda. Infatti niente è dovuto a una creatura se non in ragione di qualche perfezione che in essa preesiste o che si considera come anteriore; e se a sua volta tale perfezione è dovuta alla creatura, ciò è in forza di un’altra cosa antecedente. E siccome non si può procedere all’infinito, bisogna arrivare ad un qualche cosa che dipenda unicamente dalla bontà divina che è l’ultimo fine (di tutte le cose). Come se dicessimo che avere le mani è dovuto all’uomo a motivo dell’anima ragionevole; e che gli è dovuta un’anima ragionevole perché uomo, e che è uomo a causa della divina bontà. E così in ogni opera di Dio appare la misericordia, come sua prima radice. E l’influsso di essa permane in tutte le cose che vengono dopo, e vi opera con tanta maggiore efficacia perché le cause primarie hanno influssi più notevoli delle cause seconde. E per questo stesso motivo, anche quello che è dovuto ad una creatura, Dio, per l’abbondanza della sua bontà, lo dispensa con maggiore larghezza che non lo richieda la proporzione della cosa. Ed invero, quel che basterebbe per conservare l’ordine della giustizia è sempre meno di quello che conferisce la divina bontà, la quale supera ogni esigenza della creatura.

 

 

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