Dal Discorso 316 di S. Agostino
Stefano, il primo tra i Diaconi. Miracoli di Stefano nel nome di Cristo.
Avete ascoltato qual era Stefano quando fu scelto dagli Apostoli, prima che venisse ucciso in pubblico e coronato in segreto. Viene designato primo tra quei Diaconi, come Pietro fra gli Apostoli. Quindi, ordinato dagli Apostoli, dopo non molto precedette al martirio quelli che lo avevano ordinato: fu ordinato da loro e coronato prima di loro. Che avete allora ascoltato alla lettura della sua “passione”? Stefano intanto pieno di grazia e di Spirito Santo faceva prodigi e grandi miracoli in mezzo al popolo nel nome del Signore Gesù Cristo. Notate chi era a compierli e a nome di chi. Voi che imparate ad amare Stefano, amatelo in Cristo. È questo infatti che desidera, di questo si compiace, di questo gode, questo gli è gradito. Infatti, quanto ai suoi lapidatori, egli non fece vanto del proprio nome. Considerate chi egli confessava quando era lapidato; confessava in terra colui che vedeva in cielo; per lui dava la vita del corpo, a lui affidava la sua anima. Abbiamo forse letto, o possiamo leggere nella vera dottrina che Gesù compiva e compie miracoli nel nome di Stefano? Ne fece Stefano, ma nel nome di Cristo. Ne fa anche al presente: qualunque cosa notate che avviene per la memoria di Stefano, avviene nel nome di Cristo, perché Cristo sia fatto conoscere, Cristo sia adorato, Cristo sia atteso quale giudice dei vivi e dei morti, e perché coloro che lo amano abbiano posto alla sua destra. Infatti, quando sarà venuto, gli uni staranno alla sua destra, gli altri alla sua sinistra: beati, quelli alla sua destra; infelici, quelli alla sua sinistra.
Tuttavia il beatissimo Stefano deve imitare il suo Signore. In modo mirabile, sotto le pietre, tollerava quegli uomini implacabili mentre lanciavano che cosa, se non ciò che essi erano? Perché sappiate che sopportava quegli induriti, ecco quanto disse loro: Gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi avete sempre opposto resistenza allo Spirito Santo. Vuoi morire, solleciti la lapidazione, bruci dal desiderio di essere coronato. Voi avete opposto sempre resistenza allo Spirito Santo. Mentre così parlava, quelli erano pieni d’ira e digrignavano i denti. Parla ancora, Stefano, aggiungi quanto per loro è intollerabile, aggiungi ciò che faccia loro perdere il controllo: aggiungi di che possano lapidarti, perché vi possiamo rinvenire la ragione di una celebrazione. I cieli si aprirono: il Martire vide il capo dei martiri, vide Gesù alla destra del Padre: vide per non tacere. Quelli non vedevano, ma odiavano; e non vedevano proprio perché odiavano. Egli non tacque quel che vide per raggiungere colui che vide. Ecco – disse – vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo alla destra di Dio. Quelli si tapparono le orecchie quasi per non udire una bestemmia. Nel Salmo li riconoscete: Come vipera sorda che si tura le orecchie per non udire la voce dell’incantatore, e il rimedio applicato dal saggio. Si dice infatti che le vipere, sul punto di subire l’incantesimo, premono un orecchio contro la terra e si turano l’altro con la coda per non precipitarsi fuori e abbandonare le loro caverne; l’incantatore, però, le tira fuori ugualmente. Così anche costoro sibilavano entro le proprie caverne, quando bruciavano nei loro cuori. Ancora non si erano spinti fuori: si tappavano le orecchie. Si decidano ormai a venir fuori, si rivelino quali sono: diano subito di piglio alle pietre. Corsero, lapidarono.
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