S. Pio X (m)

S. Pio X (m)

Quando:
21 Agosto 2020 h. 3:15 – 4:15
2020-08-21T03:15:00+02:00
2020-08-21T04:15:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dal Motu Proprio sulla Musica Sacra di San Pio X, Papa

 

Natura e generi della musica sacra.

La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia ne partecipa il fine generale, che e la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli.  Essa concorre ad accrescere il decoro e lo splendore delle cerimonie ecclesiastiche, e siccome suo ufficio proprio principale è dì rivestire con acconcia melodia il testo liturgico che viene proposto alla intelligenza dei fedeli, così il suo proprio fine è di aggiungere maggiore efficacia al testo medesimo, affinché i fedeli con tale mezzo siano più facilmente eccitati alla divozione e meglio si dispongano ad accogliere in sé i frutti della grazia, che sono propri della celebrazione, dei sacrosanti misteri.

La musica sacra deve per conseguenza possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia e precisamente la santità e la bontà delle forme, onde sorge spontaneo l’altro carattere, che è l’universalità. Deve essere santa e quindi escludere ogni profanità, non solo in sé medesima ama anche nel modo onde viene proposta per parte degli esecutori. Deve essere arte vera, non essendo possibile che altrimenti abbia sull’animo di chi l’ascolta quell’efficacia, che la Chiesa intende ottenere accogliendo nella sua liturgia l’arte dei suoni. Ma dovrà insieme essere universale in questo senso, che pur concedendosi ad ogni nazione di ammettere nelle composizioni chiesastiche quelle forme particolari che costituiscono in certo modo il carattere specifico della musica loro propria, queste però devono essere in tal maniera subordinate ai caratteri generali della musica sacra, che nessuno di altra nazione all’udirle debba provarne impressione non buona. Queste qualità si riscontrano in grado sommo nel canto gregoriano, che è per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto che essa ha ereditato dagli antichi padri che ha custodito gelosamente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo direttamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia esclusivamente prescrive e che gli studi più recenti hanno si felicemente restituito alla sua integrità e purezza.

Per tali motivi il canto gregoriano fu sempre considerato come il modello della musica sacra, potendosi stabilire con ogni ragione la seguente legge generale: tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica; quanto più nell’andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme. L’antico canto gregoriano tradizionale dovrà dunque restituirsi largamente nelle funzioni del culto, tenendosi da tutti per fermo, che una funzione ecclesiastica nulla perde della sua solennità, quando pure non venga accompagnata da altra musica che da questa soltanto. In particolare si procuri di restituire il canto gregoriano all’uso del popolo, affinché i fedeli prendano di nuovo parte più attiva alla officiatura ecclesiastica, come anticamente solevasi.

 

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