Dal Libro della grazia speciale di S. Metilde
Santa Metilde venne in tal modo prevenuta dalle benedizioni della Divina dolcezza (Ps. XX, 4), che nel momento medesimo della sua nascita, sembrando vicina a spirare, in gran fretta venne dai parenti portata in chiesa perché le fosse subito amministrato il santo Battesimo. Tuttavia, il sacerdote che la battezzò, uomo di grande santità, disse con ispirito profetico: “Perché temete? Questa bambina non è già vicina a morire; essa vivrà molti anni e diventerà una religiosa santa, in cui Dio opererà grandi meraviglie”. Gesù Cristo rivelò poi a questa vergine il motivo per cui il battesimo le era stato conferito così presto: Egli voleva senza ritardo consacrarne l’anima come un tempio nel quale Dio abitasse con la sua grazia.
Giunta all’età di sette anni, Metilde accompagnò sua madre in un monastero vicino al castello dei suoi parenti e, benché in età ancora sì tenera, volle ad ogni costo rimanervi contro la volontà della genitrice; vi si trovava tanto felice che supplicò le monache ad una ad una di accoglierla nella loro compagnia. I genitori dovettero cedere, né poterono, né con le minacce, né con le carezze, condurla via dal chiostro. Da quel momento la fanciulla incominciò ad infervorarsi nell’amor di Dio e a goderne con istupendo ardore la dolce e divina soavità. Ogni giorno progrediva sempre più nella pratica di tutte le virtù, a segno che in poco tempo si elevò alla santità più eminente. Tutti ne ammiravano la singolare mansuetudine, la profonda umiltà, la pazienza inalterabile, il grande amo te per la povertà e la fervente divozione. Progrediva principalmènte nella carità verso Dio e verso il prossimo; era squisitamente affabile con tutti, ma specialmente con le persone che si trovavano nell’afflizione e nella prova; a queste anime tribolate porgeva, come una vera madre, conforto e consolazione. Da tutti perciò era grandemente amata; ognuno desiderava di goderne la dolce compagnia; nessuno se ne partiva da lei senza ricevere ammaestramenti e consolazioni, benché, tali impegni le procurassero talvolta gravi noie e disturbi anche per lo spirito.
Fin dai primi anni Dio usava con lei una particolare familiarità, la ricolmava di doni singolari e le rivelava molte cose. Il Signore, in una parola, l’aveva arricchita di una grande abbondanza di beni di ogni sorta. Come se non volesse nulla tralasciare dei suoi tesori, alle gioie spirituali ed ai doni gratuiti soprannaturali, Egli aveva aggiunto i più bei doni naturali. La scienza, l’intelligenza, la conoscenza delle umane lettere, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto.
Tuttavia il suo dolcissimo Signore la teneva pure sotto il peso di continue prove e, per verità, dopo tanti doni non poteva mancarle quello della sofferenza; Metilde quindi soffriva quasi sempre forti dolori di capo ed altri acerbissimi mali, ma tutto sopportava in pace, anzi con gioia. L’unico dolore, che per lei era come un supplizio d’inferno, era quello di non poter fruire pienamente, secondo i desideri del suo cuore, della melliflua soavità della divina grazia, per unirsi tutt’intera al suo Diletto nella beata unione del suo amore.
Views: 0