Da Che sono queste ferite? di Thomas Merton
L’umanità di Gesù, i Suoi Sacramenti e la vita sacramentale e liturgica della Chiesa nel suo insieme erano stati abbandonati dagli Albigesi del tempo di Santa Lutgarde in favore di ciò che si considerava una spiritualità più pura. Abbiamo visto come il loro misticismo naturale di marca manichea cercava, come quello dei quietisti loro discendenti diretti, di «annientare» la natura umana invece di sottometterla alle pacifiche e misericordiose azioni della grazia, onde poter rapidamente raggiungere il suo pieno sviluppo soprannaturale e scalare quelle altezze di perfezione che sorpassano di gran lunga le nostre naturali possibilità.
Se dalle pagine che finora abbiamo scritto non risulta chiara nessuna altra cosa, almeno abbiamo visto che tutta la vita interiore di Santa Lutgarde si incentra sul Sacro Cuore di Gesù. L’umanità di Cristo era stata abbandonata e disprezzata da uomini che si credevano spirituali e aspiravano alle vette del misticismo facendo a meno di Gesù. Era vocazione di Lutgarde, come vera mistica cristiana, il dar riparazione per questa follia blasfema con un intenso, semplice e nascosto amore per il Figlio di Maria, per quel Gesù che era nato in carne umana, con mente, anima e cuore di uomo, e che era morto sulla Croce per amore dei suoi fratelli. Il suo amore per Gesù non ebbe bisogno di essere alimentato dai grandi voli della speculazione intellettuale circa l’unione delle nature umana e divina nella Sua Persona. Essa amava Cristo che vedeva sulla Croce, e la sua fede le diceva che era Dio. Così, semplicemente e direttamente, sotto la guida del Suo Spirito, a traverso i Vangeli, alla Liturgia, ai Sacramenti giunse per mezzo dell’amore al possesso del Dio infinito, mentre gli Albigesi con la loro ardimentosa ginnastica orientale dello spirito non oltrepassarono, nel loro sforzo di avvicinarsi al cielo, i limiti della loro immaginazione. Può darsi tutt’al più che occasionalmente siano riusciti a ipnotizzarsi fino a una povera contraffazione dell’estasi, a forza di pura concentrazione.
Gli errori dei Catari sono sopravvissuti sotto molte forme. Molte gravi tentazioni assalgono ancora l’anima che è attirata a cercare Dio per la via della preghiera. Tendiamo a dimenticare i Vangeli e ci smarriamo dietro a falsi profeti, allettati da metodi altrettanto grandiosi e sottili quanto illusori, che dovrebbero abbellire le anime nostre di esperienze mistiche dimenticando nel frattempo che queste cose non sono in poter nostro. Dimentichiamo l’ammonimento di San Paolo: «Nessuno vi inganni affettando umiltà e devozione agli Angeli, appoggiandosi alle sue fantasie, vanamente gonfiato dai pensieri della sua carne, e non stretto al capo, dal quale tutto il corpo, ben sorretto e tenuto insieme per via delle articolazioni e dei legamenti, prende quello sviluppo, che è da Dio.»
Cerchiamo piuttosto la Parola di vita perché possiamo rallegrarci in Lui e la nostra gioia sia piena. Son gli Apostoli che possono darci questa buona Parola pronunciata dal Cuore di Dio: «Quel che fu da principio, quel che abbiamo veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani han toccato del Verbo della vita, poiché la vita s’è manifestata, e noi l’abbiam veduta e l’attestiamo, e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre ed è apparsa a noi.» (1 Gv 2,1-2)
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