Da un’Omelia del Vescovo Mansueto nella Festa di S. Lino
(…) Proprio la Parola di Gesù, nel Vangelo di Luca, configurava stasera il volto e la strada del discepolo: è questa la definitiva grandezza che appartiene ad ogni Cristiano, è questo l’imperdibile titolo di gloria che appartiene a S. Lino e ne motiva al permanente memoria nella nostra Chiesa di Volterra e nella Chiesa universale. Certo: Volterrano di origine, convertito da Pietro, missionario nelle Gallie, insigne per miracoli e per dottrina, vescovo di Roma e primo pontefice dopo il Pescatore di Galilea, martire sotto il console Saturnino, ma sopra tutto questo e dentro tutto questo discepolo di Gesù, cioè persona che ha scelto di porre i propri passi dietro al cammino di Cristo e di deporre la propria vita nelle mani del suo Signore.
Vorrei fare alcune riflessioni sul brano che abbiamo ascoltato, quasi evidenziandone brevi frasi. Il contesto è quello della missione, dell’invio dei settantadue discepoli nel cammino missionario, per annunciare il Regno di Dio, la persona di Gesù, a tutto Israele. (…)
Dice ripetutamente il testo di Luca “… li inviò in ogni città e luogo dove stava per recarsi… in qualunque casa entriate prima dite: pace a questa casa… quando entrerete in una città e vi accoglieranno…. dite loro: si è avvicinato a voi il Regno di Dio!”
Ecco, sono due gli ambiti, i luoghi ai quali la missione si dirige, secondo la Parola di Gesù: la casa e la città. La casa vuol dire evangelizzare la persona, il suo mondo interiore, gli orientamenti fondamentali della vita, i criteri di giudizio e di scelta. La casa vuol dire evangelizzare i rapporti e le relazioni più decisive per la vita di ciascuno, evangelizzare quella comunità di amore che è la famiglia, i vincoli di sangue e di affetto che reciprocamente ci legano. Evangelizzare la casa vuol dire consentire alla persona di Gesù ed al Suo Vangelo di diventare il contenuto della nostra vita, il motivo del nostro agire, la stella polare che orienta e chiama il nostro cammino.
E poi evangelizzare la città: cioè essere coerentemente Cristiani dentro la vita sociale, professionale, relazionale. Evangelizzare la città vuol dire elaborare e promuovere schemi e stili di convivenza attenti alla partecipazione, alla gratuità, alla solidarietà. Essere discepoli di Gesù Cristo è certamente un fatto personale ma non è assolutamente un fatto privato, come molti oggi ci vogliono far credere. Essere Cristiani vuol dire avere un progetto, un sogno di città, di società, di civiltà dove l’uomo è prima di tutto e più di tutto perché immagine vivente di Dio. Vuol dire avere un progetto di città e di civiltà dove si moltiplicano gli spazi della democrazia e della libertà per tutti. Vuol dire avere un progetto di città e di civiltà che abbia un’anima, cioè che non sia spenta dall’indifferenza, dall’individualismo, dall’egoismo economico, dalla dura legge di mercato.
Cari amici, sorelle e fratelli laici, noi siamo l’anima del mondo, noi siamo l’anima dei nostri paesi e delle nostre città, noi Cristiani siamo l’anima di Volterra.
Views: 0