Dalla Lettera a Eustochio di S. Girolamo
(…) Eustochio, signora mia (la sposa del mio Signore devo ben chiamarla signora), (…) non intendo in questo momento intessere le lodi della verginità, che tu conosci a fondo per esperienza, avendo abbracciato questo stato. (…) Nessuna adulazione troverai in questo libretto: chi adula è un nemico anche se è mellifluo; nessun artificio retorico per collocarti fra gli angeli e per porre al tuo piede tutto l’universo, celebrando la bellezza della verginità.
Per la tua consacrazione non devi insuperbirti, ma provar timore. Avanzi, carica d’oro: sta’ attenta ai ladri! Questa vita è uno stadio per noi mortali: qui noi facciamo la gara; altrove riceveremo la corona. Nessuno cammina tranquillo in mezzo alle vipere e agli scorpioni.
«La mia spada s’è inebriata nel cielo», afferma il Signore, e tu credi d’aver pace in una terra che genera rovi e spine, e serve da pasto al serpente? «Non abbiamo da combattere soltanto contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le potestà di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male, sparsi nell’aria». Enormi battaglioni di nemici ci circondano, le forze avverse s’annidano dovunque. E questa nostra fragile carne, destinata a diventar cenere ben presto, deve combattere da sola contro un mucchio di avversari.
Una volta decomposta, le si presenterà il principe di questo mondo, ma non troverà nulla che gli appartenga; allora ti rassicurerà la voce del Profeta: «Non temerai le insidie notturne, né la freccia che vola di giorno, né il pericolo che vaga nel buio, né gli assalti di Satana al meriggio. Mille cadranno al tuo fianco, e alla tua destra diecimila: ma a te non oserà avvicinarsi».
Se la moltitudine dei nemici ti mette paura, se cominci ad ardere sotto l’eccitazione ora d’un vizio ora d’un altro, se la tua coscienza chiede incerta: «Che farò?», Eliseo ti risponde:
«Non aver paura; c’è più gente con noi che con loro». Poi prega dicendo: «Signore, spalanca gli occhi di questa tua figlia perché veda». I tuoi occhi s’apriranno: vedrai un carro di fuoco che t’innalzerà come Elia fino alle stelle. Allora felice canterai: «Come un passero, la nostra anima è stata liberata dal laccio dei cacciatori: il laccio s’è spezzato e noi ci siam trovati liberi».
Finché siamo chiusi in questo nostro debole corpo e «portiamo questo tesoro in vasi di creta», finché lo spirito ha desideri opposti alla carne e la carne allo spirito, la vittoria non è garantita. Il diavolo, nostro nemico, ci gira attorno come un Leone ruggente in cerca di preda. (…) Il diavolo non va alla caccia degli uomini infedeli, dei fuorviati, le cui carni il Re dell’Assiria fa bollire in una pentola. Si affretta invece a rapinare in seno alla Chiesa di Cristo.
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