S. Giovanni XXIII (m)

S. Giovanni XXIII (m)

Quando:
11 Ottobre 2018 h. 3:15 – 4:30
2018-10-11T03:15:00+02:00
2018-10-11T04:30:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Giovanni XXIII
Dal «Giornale dell’anima»

 

Il buon pastore offre la vita per le sue pecore

 

È interessante che la Provvidenza mi abbia ricondotto là dove la mia vocazione sacerdotale prese le prime mosse, cioè il servizio pastorale. Ora io mi trovo in pieno ministero diretto delle anime. In verità ho sempre ritenuto che per un ecclesiastico la diplomazia così detta deve essere permeata di spirito pastorale; diversamente non conta nulla, e volge al ridicolo una missione santa. Ora sono posto innanzi ai veri interessi delle anime e della Chiesa, in rapporto alla sua finalità che è quella di salvare le anime, di guidarle al cielo. Questo mi basta, e ne ringrazio il Signore. Lo dissi a Venezia in San Marco il giorno del mio ingresso. Non desidero, non penso ad altro che a vi vere e a morire per le anime che mi sono affidate. «Il buon pastore offre la vita per le sue pecorelle.. Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10, 11 e 10).

Inizio il mio ministero diretto in una età – anni settantadue – quando altri lo finisce. Mi trovo dunque sulla soglia dell’eternità. Gesù mio, primo pastore e vescovo delle nostre anime, il mistero della mia vita e della mia morte è nelle vostre mani, e vicino al vostro cuore. Da una parte tremo per l’avvicinarsi dell’ora estrema; dall’altra confido e guardo innanzi a me giorno per giorno. Mi sento nella condizione di san Luigi Gonzaga. Continuare le mie occupazioni, sempre con sforzo di perfezione, ma più ancora pensando alla divina misericordia.

Per i pochi anni che mi restano a vivere,  voglio  essere un santo pastore nella pienezza del termine, come il beato P io X mio antecessore, come il venerato cardinal Ferrari; come il mio mgr Radini Tedeschi, finché visse e se avesse continuato a vivere. «Così il Signore mi aiuti». In questi giorni ho letto san Gregorio e san Bernardo, ambedue preoccupati della vita interiore del pastore che non deve soffrire delle cure materiali esteriori. La mia giornata deve essere sempre in preghiera; la preghiera è il mio respiro. Propongo di recitare ogni giorno il rosario intero di quindici poste, intendendo così di raccomandare al Signore e alla Madonna – possibilmente in cappella, innanzi al Ss. Sacramento – i bisogni più gravi dei miei figli di Venezia e diocesi: clero, giovani seminaristi, vergini sacre,  pubbliche autorità e poveri peccatori.  Due punte dolorose  ho  già qui,  fra tanto splendore di dignità ecclesiastica e di rispetto, come cardinale e patriarca. La esiguità delle rendite della mensa, e la turba dei poveri e delle sollecitazioni per impieghi e per sussidi. Per la mensa non mi è impedito di migliorarne le condizioni e per me ed anche a servizio dei miei successori. Amo però benedire il Signore per questa povertà un po’ umiliante e spesso  imbarazzante. Essa mi fa meglio rassomigliare a Gesù povero e a san Francesco, ben sicuro come sono che non morirò di fame. O beata povertà che mi assicura una più grande benedizione per il resto e per ciò che è più importante del mio ministero pastorale.

 

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