S. Geltrude di Helfta (m)

S. Geltrude di Helfta (m)

Quando:
16 Novembre 2023 h. 3:15 – 4:15
2023-11-16T03:15:00+01:00
2023-11-16T04:15:00+01:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dall’ “Araldo del Divino Amore” di S. Gertrude di Helfta

 

L’impressione delle santissime ferite del Signore

 

Nei primi tempi di questa storia, nell’inverno del primo anno, mi pare, o del secondo, trovai in un libro una piccola preghiera così formulata: «Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, donami di aspirare a Te con tutto il mio cuore, con desiderio pieno e con l’anima assetata, e di respirare in Te, come nell’aria più dolce e soave, e dal profondo del mio spirito e della mia interiorità di anelare continuamente a Te che sei la vera beatitudine. Signore di infinita misericordia, scrivi le tue ferite nel mio cuore, con il tuo sangue prezioso, perché io possa leggere in esse insieme il tuo dolore e il tuo amore, e la memoria continua delle tue ferite rimanga continuamente nel segreto del mio cuore, perché si svegli in me il dolore di compassione verso di Te e si accenda in me l’ardore della dilezione per Te. Donami in fine che ogni creatura sembri poca cosa per me e Tu solo appaia dolce per me.»

Approvando questa piccola preghiera mi applicai a ripeterla con fervore mentre tu che mai disprezzi il desiderio degli umili eri pronto ad assistermi accordandomi gli effetti di questa preghiera. Perché poco tempo dopo, nello stesso inverno, dopo il Vespro, durante la collazione ero in refettorio seduta accanto a una persona cui avevo in qualche modo rivelato il segreto della mia vita spirituale (…) In quell’ora siccome ripetevo nella mia memoria le cose che ho appena detto, sentii che nella mia estrema indegnità io ricevevo come soprannaturalmente tutto ciò che avevo domandato nella preghiera in questione, cioè presi coscienza spiritualmente che all’interno del mio cuore, in luoghi determinati si imprimevano le stigmate degne di rispetto e di adorazione di tutte le tue sante ferite, ferite per mezzo delle quali tu hai guarito la mia anima e l’hai abbeverata alla coppa del nettare dell’Amore.

Ma la mia indegnità non riuscì ad esaurire l’abisso della tua condiscendenza perché io ricevetti dalla sovrabbondanza della tua generosità un altro dono indimenticabile e cioè: in qualsiasi occasione durante il giorno, il mio spirito avesse reso omaggio ai segni delle stimmate d’amore recitando i primi versetti del salmo 102, «Benedici anima mia il Signore», non avrei potuto lamentarmi di non ricevere una grazia particolare.

 

 

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