Dalla Lettera 48 di S. Francesco Saverio
(Ai compagni residenti in Roma – Cochín, 27 gennaio 1545)
Dio nostro Signore sa quanto la mia anima si consolerebbe di più nel vedervi che non nello scrivere questa lettera così malsicura a causa della grande distanza esistente fra Roma e questi luoghi. Ma poiché Dio nostro Signore ci tiene divisi in posti tanto lontani e noi siamo così simili nell’affetto e nello spirito, se io non m’inganno la distanza materiale non rappresenta certo un motivo di disamore o di dimenticanza per coloro che si amano nel Signore. Mi sembra infatti che noi ci vediamo quasi di continuo, anche se non possiamo più intrattenerci familiarmente come eravamo soliti. Ed è questa una grazia che è insita in ogni grande ricordo degli eventi passati, qualora essi siano fondati in Cristo e che ha quasi la capacità di sopperire agli effetti delle conoscenze sensibili. Questa presenza spirituale, che così costante io ho di tutti i membri della Compagnia, è più un merito vostro che mio in quanto i vostri continui e bene accetti sacrifici e le orazioni che per me, misero peccatore, voi fate sempre, sono quelli che suscitano in me tanto ricordo. In tal modo siete voi, miei carissimi fratelli in Cristo, ad imprimere nel mio animo il vostro costante ricordo, e se la memoria che suscitate in me è grande, confesso che ancora pio grande è quella che voi avete di me. Dio nostro Signore voglia concedervi per me il premio che meritate per questo, dato che io non posso pagarvi in altro modo se non confessando semplicemente la mia incapacità a compensare la vostra carità, restando indelebile nel mio animo la conoscenza del grande obbligo che ho verso tutti i membri della Compagnia.
Quanto alle notizie di questi luoghi dell’India, vi faccio sapere che in un regno dove vado Dio nostro Signore ha indotto molta gente a farsi cristiana e di conseguenza in un mese ho battezzato più di diecimila persone (…) A circa quaranta leghe da dove andiamo Francesco Mansilhas ed io, vi è un regno il cui principe aveva deciso di farsi cristiano, ma il re venutolo a sapere, lo fece uccidere. Coloro che si trovarono presenti dicono di aver visto nel cielo una croce come di fuoco e che nel luogo dove lo uccisero si aprì la terra in forma di croce, aggiungendo che molti infedeli i quali videro questi prodigi, sembrano assai propensi a farsi cristiani. Un congiunto di questo principe, quando vide questi prodigi, chiese ai Padri di quei luoghi di farlo cristiano e così lo battezzarono. Ho parlato con questo principe cristiano, il quale si reca a chiedere soccorso al Governatore per difendersi dal re che uccise il suo parente. Ritengo che tra non molti giorni quel regno si convertirà alla nostra santa fede, poiché la gente è molto scossa per via dei prodigi che videro dopo la morte del principe e anche perché l’erede del regno è quel principe che si è fatto cristiano. In un’altra località Il assai lontana, quasi a cinquecento leghe da quella in cui vado, circa otto mesi fa diventarono cristiani tre grandi signori insieme a molta altra gente. Quei signori mandarono a chiedere, presso le fortezze del Re del Portogallo, alcuni religiosi che insegnassero loro e li ammaestrassero nella legge di Dio dato che finora avevano vissuto come degli animali bruti, mentre d’ora in avanti volevano vivere come uomini, conoscendo e servendo Dio. In tal modo i capitani delle fortezze del Re fornirono i chierici per adempiere quel santo incarico. Da queste cose che vi scrivo potete comprendere quanto questa terra sia disposta a dare gran frutto. Pregate dunque il Padrone della messe affinché mandi gli operai nella sua vigna. Io spero in Dio nostro Signore di convertire quest’anno più di centomila cristiani dato che in questi luoghi vi è molta disposizione. (…)
Coloro che, per solo amore e servizio di Dio nostro Signore, venissero in questi luoghi per accrescere il numero dei fedeli e i confini della santa Chiesa, nostra Madre – dato che in questo paese vi è tanta disposizione – troveranno in grande abbondanza ogni favore e aiuto necessario presso i portoghesi di questa terra, e saranno ricevuti da loro con grande carità e affetto, essendo la nazione portoghese così amica della legge divina e desiderosa di vedere queste regioni di infedeli convertite alla fede di Cristo nostro Redentore. E se non fosse altro che per soddisfare la loro carità e l’amore che essi hanno per la nostra Compagnia dovreste mandare quaggiù qualcuno della Compagnia, tanto più che in questi luoghi vi è così buona disposizione per farsi cristiani. Termino così, pregando Dio nostro Signore affinché ci faccia conoscere e sentire la Sua santissima volontà e, dopo averla conosciuta, ci dia molta forza e la grazia per compierla con carità in questa vita.
Il minimo vostro figlio in Cristo, Franciscus
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