Dal Trattato dell’Amore di Dio di san Francesco di Sales
CAPO IX. Purità dell’indifferenza nelle azioni del santo amore.
Uno dei più valenti musici del mondo, che sonava a perfezione il liuto, diventò in breve così gravemente sordo, che l’orecchio non gli serviva più per niente; continuò tuttavia a cantare e a maneggiare con meravigliosa delicatezza il suo strumento, per la grande abitudine da lui acquistata né toltagli dalla sordità. Ma non potendo provare alcun piacere nel canto e nel suono, perché, privo dell’udito, non ne sentiva la dolcezza e la bellezza, cantava e sonava unicamente per contentare un principe, di cui era nato suddito e a cui aveva sommo desiderio di piacere, essendogli obbligatissimo per essergli stato allevato in casa fin dalla giovinezza; perciò aveva un piacere indicibile di piacergli, e quando il principe gli dava segno di gradirne il canto, era fuori di sé dalla contentezza. Ma a volte succedeva che il principe, per mettere alla prova l’amore del suo amabile musico, gli ordinasse di cantare, e poi subito, lasciandolo solo nella stanza, se n’andasse a caccia; pure il desiderio, che il cantore aveva di uniformarsi ai desideri del suo signore, faceva sì che continuasse il canto con tutta l’attenzione come se il principe fosse presente, sebbene in verità a cantare egli non avesse alcun gusto: poiché non provava né il piacere della melodia di cui lo privava la sordità, né quello di piacere al principe, che era lontano, né godeva la dolcezza delle belle arie da lui eseguite: Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore; voglio cantare e inneggiare: destati, o mio canto, destati, o arpa e cetra: voglio sorgere con l’aurora (Sal 57,8-9).
Il cuore umano è certamente il vero cantore del cantico dell’amor santo, ed è esso stesso arpa e salterio. Ora questo cantore ascolta d’ordinario se medesimo, e prende gran diletto in udire le melodie del suo cantico: in altri termini, il nostro cuore, amando Dio, gusta le delizie di questo amore, e prova una soddisfazione ineffabile nell’amare un oggetto sì amabile. Bada, di grazia, o Teotimo, a quello che voglio dire: i giovani usignoletti si provano da principio a cantare per imitare i grandi; poi, maestrevolmente addestrati, cantano per il piacere che hanno del loro gorgheggio e si appassionano tanto, come si disse altrove (Lib. V, c.8, dove viene citato in proposito Plinio, Nat. hist., X, 29), a tal diletto, che per il soverchio cantare si schianta loro l’ugola e muoiono. Similmente i nostri cuori, nel principio della loro divozione amano Dio per unirsi a lui, per piacergli e per imitarlo nell’aver egli amato eternamente noi; ma a poco a poco addestrati ed esercitati nel santo amore, scambiano insensibilmente le parti, e invece di amar Dio per piacere a Dio, cominciano ad amare per il piacere che provano negli esercizi del santo amore, e mentre prima erano innamorati di Dio, s’innamorano dell’amore che portano a Dio: sono affezionati ai loro affetti e non si compiacciono più in Dio, ma nel piacere che attingono dall’amore di lui, godendo di questo amore come di cosa loro, esistente nel loro spirito e da esso emanante; poiché, sebbene questo santo amore si chiami amor di Dio, essendo Dio l’amato con esso, non lascia però di essere nostro, essendo noi gli amanti che con quello amiamo. Ed ecco il punto dello scambio: invece di amare questo santo amore perché tende a Dio che è l’amato, lo amiamo in quanto proviene da noi che siamo gli amanti. Ora chi non vede che, così facendo, non più Dio si cerca, ma a noi si ritorna, amandosi l’amore invece dell’amato? Amandosi, dico, questo amore non per il compiacimento e il contento di Dio, ma per il compiacimento e il contento che ne caviamo noi? Il cantore dunque, che da principio cantava a Dio e per Iddio, canta ora più a sé e per sé che per Iddio, e se gusta di cantare, non è più tanto per contentare l’orecchio del suo Dio quanto per contentare il proprio; ed essendo il cantico dell’amor divino il più bello di tutti, lo ama più d’ogni altro non per la bellezza divina che in quello si loda, ma perché l’aria del canto è più che mai piacevole e deliziosa.
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