Dal messaggio di Giovanni Paolo II
per il 750° anniversario della morte di S. Chiara
Maria compagna nel cammino della vocazione
(…) santa Chiara esorta tutti a comprendere sempre più profondamente il valore della vocazione, che è dono di Dio da far fruttificare. Scriveva, in proposito, nel suo Testamento: “Tra gli altri benefici, che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a Lui obbligate. Perciò l’Apostolo ammonisce: Conosci bene la tua vocazione” (…)
Lasciata la casa paterna nella notte tra la domenica delle Palme e il lunedì santo del 1211 (o 1212), (…) si recò presso la piccola chiesa della Porziuncola, culla dell’esperienza francescana, dove davanti all’altare di S. Maria si spogliò di tutte le sue ricchezze, per rivestire il povero abito di penitenza a forma di croce. Dopo un breve periodo di ricerca, approdò nel piccolo monastero di san Damiano, dove la raggiunse anche la sorella minore Agnese. Qui si unirono a lei altre compagne, desiderose di incarnare il Vangelo in una dimensione contemplativa. Di fronte alla determinazione con cui la nuova comunità monastica seguiva le orme di Cristo, ritenendo povertà, fatica, tribolazione, umiliazione e disprezzo del mondo motivi di grande gioia spirituale, san Francesco fu mosso da paterno affetto e scrisse loro: “Poiché per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere di voi, come di loro, attenta cura e sollecitudine speciale” (Regola di santa Chiara, cap. VI, 3-4). Chiara incastonò queste parole nel capitolo centrale della sua Regola, riconoscendo in esse non solo uno degli ammaestramenti ricevuti dal Santo, ma il nucleo fondamentale del suo carisma, che si delinea nel contesto trinitario e mariano del Vangelo dell’Annunciazione. San Francesco, infatti, vedeva la vocazione delle Sorelle Povere nella luce della Vergine Maria, l’umile ancella del Signore, che, adombrata dallo Spirito Santo, divenne la Madre di Dio. L’umile serva del Signore è prototipo della Chiesa, Vergine, Sposa e Madre. Chiara percepiva la sua vocazione come una chiamata a vivere seguendo l’esempio di Maria, che offrì la propria verginità all’azione dello Spirito Santo per divenire Madre di Cristo e del suo Corpo mistico. Si sentiva strettamente associata alla Madre del Signore e perciò così esortava sant’Agnese di Praga, la principessa boema divenuta Clarissa: “Stringiti alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non lo potevano contenere, eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale” (3 Lettera ad Agnese di Praga, 18-19). La figura di Maria accompagnò il cammino vocazionale della Santa assisiate sino al termine della sua vita. Secondo una significativa testimonianza resa al Processo di canonizzazione, al letto di Chiara morente si avvicinò la Madonna chinando il suo volto su di lei, la cui vita era stata una radiosa immagine della sua. (…)
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