Dalle lettere di Santa Caterina
Al priore de’frati di Mont’Oliveto presso a Siena
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo padre, per riverenzia di quello santissimo Sacramento, e fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di veder quello pastore buono’ e virile, che pasciate e governiate con sollicitudine perfetta le pecorelle a voi commesse, imparando dal dolce Maestro della Verità, che ha posta vita per noi pecorelle che eravamo fuore della via del Grazia. E’ vero, dolcissimo fratello in Cristo dolce Gesù che questo non potete fare senza Iddio, e Iddio non potiamo avere nella terra; ma un dolce rimedio ci veggo che, essendo con cuore basso e piccolo, voglio che facciate come Zaccheo, che, essendo piccolo, salì sull’arbore per vedere Dio. Per la quale sollicitudine meritò d’udir quella dolce parola, dicendo: “Zaccheo, vattene alla tu casa; ché oggi è di bisogno che io mangi con tecó». Così doviamo fare noi: che essendo noi bassi, con stretto cuore e poca carità, noi saliamo in sull’arbore della santissima Croce. Ine vedremo e toccheremo Iddio: ine troveremo il fuoco della sua inestimabile carità e amore, il qual, l’ha fatto correre infino agli obbrobrii della Croce, levati in alto, affamato, e assetato di sete dell’onore dei Padre i della salute nostra. Ecco dunque il nostro dolce e buono pastore, che ha posta la vita con tanto affamato desiderio e affocato amore, non ragguardando alle pene sue, né alla nostra ignoranzia e ingratitudine di tanto beneficio, né a rimproverii de’ Giudei; ma, come innamorato, ubidiente al Padre con grandissima reverenzia. Bene si può adunque, se noi vorremo, adempire in noi quella parola (se la nostra negligenza non ci ritrae) salendo in su l’arbore, siccome disse la dolce bocca della Verità: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me»‘. E veramente così è, che l’anima e ci è salita, vede versare la bontà e potenzia de Padre, per la quale potenzia ha data virtù al sangue de Figliuolo di Dio di lavare le nostre iniquitadi. Ine vediamo l’obedienzia di Cristo crocifisso, che, per obedire muore; e fa questa obedienzia con tanto desiderio, chi maggiore gli è la pena dei desiderio, che la pena del corpo. Vedesi la clemenzia e l’abondanzia dello Spirito Santo; cioè quello amore ineffabile che ‘1 tenne confitto in sul legno della santissima Croce, che né chiovi né funi l’averebbe potuto tenere legato se il legame della carità non fusse. Ben sarebbe cuore di diamante, che non dissolvesse la sua durizia a tanto smisurato amore. E veramente il cuore vulnerato di questa saetta, si leva su con tutta sua forza: e non tanto è l’uomo in sé mondo, ma è monda l’anima, per la quale Dio ha fatto ogni cosa. E se mi diceste: «lo non posso salire, perocché esso è molto in alto», dicovi, che egli ha fatti gli scaloni del corpo suo. Levate l’affetto a’ piei del Figliuolo di Dio, e salite al cuore che è aperto e consumato per noi; e giugnerete alla pace della bocca sua, e diventerete gustatore e mangiatore dell’anime; e così sarete vero pastore, che porrete la vita per le pecorelle vostre. Fate che sempre abbiate l’occhio sopra di loro, acciocché il vizio sia stirpato; e piantatavi la virtù. E io vi mando due altre pecorelle: date a loro l’agio della cella e dello studio, perocché sono due pecorelle le quali notricherete senza fadiga, e averetene grande allegrezza e consolazione. Altro non vi dico. Confortatevi insieme legandovi col vincolo della carità, sagliendo in su quello arbore santissimo dove si riposano i frutti delle virtù, maturi sopra al corpo del Figliuolo di Dio. Correte con sollicitudine. Permanete nella santa e dolce direzione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
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