Dalla Vita di Antonio di S. Atanasio
Il Cristo consola Antonio
(…) Rinvigoritosi in tal modo, Antonio se ne andò fra i sepolcri che si trovavano lontano dal villaggio. Dopo aver dato ordine a un suo amico di portargli del pane a lunghi intervalli di tempo, entrò in un sepolcro, chiuse la porta e rimase là dentro, solo. Ma il Nemico, che non sopportava la cosa, perché temeva che in breve tempo il deserto divenisse una città di asceti, una notte entrò nel sepolcro con una moltitudine di demoni e lo percosse a tal punto da lasciarlo steso a terra, incapace di parlare. Antonio, poi, assicurava che la sofferenza era talmente grande da fargli dire che le percosse inflitte da uomini non avrebbero mai potuto causare tale tormento.
(…) Non riusciva neppure a stare in piedi a causa dei colpi ricevuti dai demoni e pregava coricato. Dopo la preghiera gridava a gran voce: «Eccomi qui, sono Antonio; non fuggo ai vostri colpi. Anche se me ne darete di più, niente mi separerà dall’amore di Cristo». Poi recitava quel salmo: Anche se un’armata si accamperà contro di me il mio cuore non avrà timore. Così pensava l’asceta e così diceva. Ma il Nemico, che ha in odio il bene, meravigliato che Antonio, dopo le percosse ricevute, avesse osato ancora ritornare, chiamò i suoi cani e pieno di furore disse: «Vedete che non siamo riusciti a farlo desistere né con lo spirito dell’impurità, né con le percosse; anzi si dimostra ancor più audace con noi. Attacchiamolo in un’altra maniera!». Per il diavolo è facile assumere forme diverse per fare del male. E così di notte fecero un tal baccano che tutto quel luogo pareva scosso da un terremoto. I demoni, quasi squarciando le quattro pareti della casetta, parevano entrare attraverso di esse sotto forma di belve e di serpenti. E subito il luogo si riempì di immagini di leoni, di orsi, di leopardi, di tori, di serpenti, di vipere, di scorpioni e di lupi. E ciascuno si comportava secondo la forma che aveva preso: il leone ruggiva con l’intenzione di assalirlo, il toro pareva prenderlo a cornate, il serpente strisciava ma senza raggiungerlo, il lupo si lanciava su di lui ma veniva trattenuto. Insomma, terribile era il furore di tutte quelle apparizioni unito al frastuono delle loro grida.
Antonio, frustato e ferito, provava sofferenze fisiche ancor più atroci, ma restava a giacere senza paura, con animo vigilante. Gemeva per le sofferenze fisiche, ma nella mente restava vigile e, come deridendoli, diceva: «Se aveste qualche potere, sarebbe stato sufficiente che ne venisse uno solo. Ma il Signore vi ha reso impotenti, per questo cercate di spaventarmi venendo in tanti. È segno della vostra debolezza il fatto che imitiate le forme di bestie prive di ragione». 10. Con grande coraggio diceva ancora: «Se avete forza, se avete qualche potere su di me, non esitate, assalitemi! Ma se non potete, perché agitarvi inutilmente? La fede nel nostro Signore è per noi sigillo e muro di difesa». Dopo molti tentativi, digrignavano i denti contro di lui poiché si accorgevano che stavano deridendo se stessi e non Antonio.
Ma il Signore neppure in questo momento si dimenticò della lotta di Antonio e venne in suo aiuto. Come levò lo sguardo, questi vide che il tetto era come aperto e che un raggio di luce scendeva fino a lui. I demoni erano scomparsi all’improvviso, subito cessò il dolore del corpo e la casa era di nuovo intatta. Antonio sentì che il Signore lo aiutava e trasse un sospiro di sollievo; liberato dai dolori, domandava alla visione che gli era apparsa: «Dov’eri? Perché non sei apparso fin dall’inizio per porre fine alle mie sofferenze?». E gli giunse una voce: «Antonio, ero là! Ma aspettavo per vederti combattere; poiché hai resistito e non ti sei lasciato vincere, sarò sempre il tuo aiuto e farò sì che il tuo nome venga ricordato ovunque». All’udire queste parole si alzò e si mise a pregare e fu così confortato che sentiva nel suo corpo molta più forza di prima.
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