S. Anselmo monaco e vescovo (m)

S. Anselmo monaco e vescovo (m)

Quando:
21 Aprile 2023 h. 3:15 – 4:15
2023-04-21T03:15:00+02:00
2023-04-21T04:15:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dalle Lettere di S. Anselmo, scritte quale Priore del Bec

 

Superbia e umiltà

 

Anselmo, servo della Chiesa di Canterbury: al suo diletto amico Cono, coi suoi saluti. Cortesemente mi chiedete che, dei tre tipi di superbia di cui v’ho parlato, una nostra missiva vi ricordi i due di cui vi siete scordato. Ho detto in realtà trattarsi di tre: uno nel modo di giudicare, quando cioè qualcuno ha più alta stima di sé di quanto debba; contro di esso si dice: Non montare in superbia, ma temi. E nega d’averlo avuto dentro di sé chi dice: Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, con quel che segue. Un altro è nel volere, allorché qualcuno vuol essere sotto qualche profilo trattato con più alto riguardo del dovuto; contro di esso si dice: E come potete credere, voi che cercate gloria gli uni dagli altri? E: Non ho desiderato il giorno dell’uomo, tu lo sai. Un altro è nelle opere; contro di esso il Signore dice: Quando sarai invitato a nozze, non metterti a mensa al primo posto. Così accade allorché l’uomo si tratta con più alto riguardo del dovuto. A farne attenta ricerca, nella Sacra Scrittura si trovano molte espressioni che stigmatizzano uno ad uno codesti tipi. Avverso tutti quanti si dice: Chi si esalta, sarà umiliato. E: Dio resiste ai superbi. E numerose espressioni consimili.

In presenza d’uno solo di tali tre tipi, più lieve è quello che risiede unicamente nelle opere, poiché non deriva se non da ignoranza; nondimeno è una colpa, di cui ci si deve emendare. Degli altri due, quello che risiede unicamente nel volere è più riprovevole, poiché si pecca consapevolmente. Ma quello che risiede nel giudicare è l’unico senza rimedio, poiché non si rende manifesto e ritiene d’essere nel giusto. Singolarmente considerati, codesti tre tipi di superbia possono dunque dirsi tre distinte superbie. Ove invece s’intendano due alla volta, ci si trova in presenza di tre coppie. Ove poi si voglia metterle tutt’e tre assieme, ne risulterà una sola tripartita. E saranno così sette: tre semplici, tre doppie, una triplice.

A codeste forme di superbia si contrappongono le partizioni dell’umiltà; cioè il pensare umilmente di sé, e, nel quotidiano rapporto cogli altri, il non voler essere trattati con particolare riguardo e l’essere umili con se stessi. Un uomo è detto superbo in relazione alle singole forme di superbia; ma in relazione alle singole parti dell’umiltà, o a due soltanto, non può un uomo dirsi umile se tutte le parti non sono contemporaneamente presenti: proprio come d’un uomo si dice che è malato se una sola parte s’ammala, mentre, a meno che tutte le parti non siano sane, non lo si può dire in buona salute.

Tali concetti ho richiamato in sintesi alla vostra diletta persona. Se nella sua saggezza li riconsidererà sovente, li intenderà più a fondo di quanto non siano stati espressi in questa sede. Statemi bene e pregate per me; affinché come m’ha concesso d’intendere la superbia e l’umiltà, così Dio mi conceda di sfuggire quella e questa procurarmi. Saluti a nostro nome al nostro signore e amico, il reverendo vescovo di Arras.

 

 

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