Mercoledì nell’ottava di Pasqua

Mercoledì nell’ottava di Pasqua

Dal I sermone per la Risurrezione di san Bernardo

 

Ma ascoltiamo cosa Cristo risponda a queste cose per mezzo del profeta. Chiedi dei segni, o Giudeo? Aspettami nel giorno della mia risurrezione. Se vuoi credere ti mostrerò ormai opere più grandi. Ho moltiplicato i miracoli, ho compiuto guarigioni ieri e il giorno precedente; oggi devo piuttosto portare a compimento con la mia morte. Hai visto uscire dai corpi degli ossessi spiriti maligni, e saltar giù i paralitici dai loro letti: non era forse cosa più grande che il veder uscir dalle mie mani e dai miei piedi i chiodi che tu vi hai infitto? Ma è tempo di patire, non di agire, e come hai tentato invano di anticipare l’ora della mia passione, cosi non potrai neppure impedirla.

Ma se ancora questa generazione perversa e adultera chiede un segno, non le sarà dato se non il segno del Profeta Giona: non un segno di discesa, ma un segno di risurrezione. E se il Giudeo non lo chiede, lo accolga con amore e se ne rallegri il cristiano. Ha vinto, infatti, il Leone della tribù di Giuda.  Il leoncello è stato risvegliato dalla voce paterna; usci dalla tomba chiusa lui che non discese dal patibolo. E se questo sia cosa più grande ne siano giudici i nostri nemici che con tanta attenzione hanno difeso la tomba, sigillando la pietra e ponendovi guardie. Questa grande pietra, a proposito della quale le pie donne si interrogavano l’una l’altra, quando ormai la risurrezione del Signore era avvenuta, la rovesciò l’Angelo, e, come è scritto, vi si sedette sopra. Pertanto è evidente che uscì vivo dalla tomba chiusa quel corpo che uscì alla vita nascendo dal chiuso grembo della Vergine, e che entrò a porte chiuse nella riunione dei discepoli. Ma vi è un luogo da cui non volle uscire a porte chiuse, ed è il carcere della Geenna. Ruppe le sbarre di ferro, spezzò tutte le porte di bronzo, per condurre fuori liberi i suoi che aveva redento dalla mano del nemico, e perché uscissero a porte aperte le bianche schiere che avevano lavato le loro vesti e le avevano rese candide nel sangue dell’Agnello. Davvero candide col sangue, poiché con il sangue e nel sangue usci anche acqua pura, e colui che ha visto ne dà testimonianza. O certamente candide nel sangue, ma sangue latteo del nuovo Agnello, bianco e vermiglio, come trovi nel Cantico dei Cantici: Il mio diletto, dice la sposa, è bianco e vermiglio, riconoscibile tra mille. Ecco perché il testimone della risurrezione appare con la veste candida e il volto sfolgorante.

 

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