Mercoledì dell’ottava di Pasqua

Mercoledì dell’ottava di Pasqua

San Bernardo di Chiaravalle

Primo sermone nella risurrezione del Signore

Egli risusciterà anche noi.

8. E non differì la risurrezione più in là del terzo giorno, perché fosse trovato fedele il Profeta che disse: Dopo due giorni ci ridarà la vita, nel terzo giorno ci risusciterà. Ed è molto conveniente che le membra seguano dove il Capo ha preceduto. Sul patibolo, il sesto giorno della settimana redense l’uomo, nello stesso giorno in cui all’inizio lo aveva creato; il giorno seguente riposò nel sepolcro avendo compiuto l’opera che aveva intrapreso; e il terzo giorno, che è il primo dei giorni, apparve, primizia di coloro che dormono, l’uomo nuovo, vincitore della morte. Così anche noi che seguiamo il nostro Capo, per tutto questo giorno in cui siamo stati plasmati e redenti non cessiamo di fare penitenza, non cessiamo di portare la nostra croce, perseverando in essa, come lui ha perseverato, finché lo Spirito ci dica di riposare dalle nostre fatiche. Non ascoltiamo nessuno, fratelli, non la carne e il sangue, non qualsiasi altro spirito che ci persuada a scendere dalla croce. Persistiamo sulla croce, moriamo nella croce, da essa ci depongano le mani degli altri, non la nostra leggerezza. Uomini giusti hanno deposto il nostro capo; depongano noi per sua degnazione gli angeli santi, in modo che, dopo aver virilmente vissuto fino in fondo il giorno della croce, nel secondo giorno, che è quello dopo la morte, riposiamo dolcemente, dormiamo felicemente nei sepolcri, aspettando la beata speranza, e l’avvento della gloria del grande Dio, che risusciterà i nostri corpi soltanto al terzo giorno, configurandoli al corpo della sua gloria. Mandano cattivo odore quelli che durano quattro giorni come è scritto di Lazzaro: Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni. (…)

Non conosce questo giorno il santo che è nato da Maria: è risorto il terzo giorno per non vedere la corruzione. Si, ha vinto dunque il Leone della tribù di Giuda. L’Agnello è stato immolato, ma il Leone ha vinto. Ruggisce il Leone: chi mai non trema? il Leone, dice, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno, cioè il Leone della tribù di Giuda.

Tremino di paura coloro che hanno rinnegato, coloro che hanno detto: non abbiamo altro re al di fuori di Cesare, fremano di paura quelli che hanno detto: non vogliamo che costui regni su di noi.  Al suo ritorno, dopo aver ricevuto il regno, farà perire quei malvagi. Volete sapere perché torna, dopo aver ricevuto il regno? Mi è dato, dice, ogni potere, in cielo e sulla terra. Ma anche il Padre nel salmo dice: chiedi a me e ti darò in possesso le genti, e in dominio i confini della terra. Le reggerai con scettro di ferro, come vasi d’argilla le frantumerai.  Forte è il Leone, ma non crudele: terribile la sua indignazione, e intollerabile l’ira della colomba. Ma il Leone ruggisce per i suoi, non contro i suoi; tremino di paura gli altri, la tribù di Giuda invece piuttosto esulti.

10. Si rallegrino quelli che si sono vestiti della confessione dei loro peccati, coloro le cui ossa dicono: Signore, chi è simile a te? II Leone della tribù di Giuda, la radice di Davide. Significa che Davide è desiderabile nell’aspetto, di mano forte, ed egli stesso dice: Davanti a te è ogni mio desiderio e: A te, mia forza, io mi rivolgo. E’ la radice di David. Non David è la sua radice, ma Cristo è la radice di David, perché porta e non è portato. Giustamente, santo David, chiami il tuo figlio “tuo signore”, perché non tu porti la radice, ma la radice porta te. Radice della tua forza e del tuo desiderio, radice desiderabile, radice forte. Ha vinto il Leone della tribù di Giuda, la radice di David, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli! Queste sono parole dell’Apocalisse; le imparino quelli che non le hanno mai lette, le richiamino alla memoria quelli che le conoscono già. Vidi, dice Giovanni, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro sigillato con sette sigilli, e non c’era chi poteva leggerlo o aprirlo. E io, dice, piangevo molto, perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro. E uno degli anziani mi disse: Non piangere: Ecco, ha vinto il Leone della tribù di Giuda…ecc. E vidi, ed ecco, in mezzo al trono stava un Agnello come immolato, e venendo prese il libro dalla mano destra di colui che sedeva sul trono, e apri il libro e vi fu grande gioia e azione di grazie. (…)

12. Ma non piangere più san Giovanni; anche tu non piangere, Maria: si allontani il dolore, si dissipino le nuvole della tristezza. Esultate, giusti, nel Signore e giubilate voi tutti, retti di cuore. L’Agnello che è stato Immolato e degno, il Leone che è risuscitato è degno, infine lo stesso libro è degno di aprirsi.

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