Dal Quinto Sermone per la Quaresima di San Bernardo, Abate
I tre desideri del cuore e i loro difetti
(…) Credo poi che i desideri del cuore siano tre, e non vedo cos’altro gli eletti debbano chiedere per sé. Due appartengono a questo tempo, cioè i beni del corpo e i beni dell’anima; la terza è la felicità della vita eterna. E non ti meravigliare perché ho detto che bisogna chiedere a Dio i beni del corpo, perché a lui appartengono tutte le cose che riguardano il corpo, così come i beni spirituali. A lui dunque dobbiamo chiedere e da lui sperare quello che ci serve per mantenerci al suo servizio. Certamente per le necessità dell’anima dobbiamo pregare anche più frequentemente, e con più fervore, cioè per ottenere la grazia di Dio e le virtù dell’anima. Così come dobbiamo pregare per la vita eterna con ogni pietà e ogni desiderio, perché lì certamente c’è la felicità piena e perfetta sia del corpo che dell’anima.
In queste tre cose dunque, perché i desideri procedono dal cuore, dobbiamo dar prova di una triplice attenzione. Infatti, nella prima è solita a volte entrare furtivamente la superfluità, nella seconda l’impurità e nella terza la superbia. Qualche volta, infatti, i beni temporali vengono chiesti per il piacere, e le virtù per ostentarle, ma anche la vita eterna c’è chi non la chiede nell’umiltà, ma come confidando nei suoi meriti. E non dico che la grazia ricevuta non ci dia la possibilità di pregare con sicurezza, ma non dovremmo mettere in questa grazia la sicurezza di essere ancora esauditi. Questo solo deriva da questi primi doni ricevuti: che dalla misericordia che ce li ha offerti ne speriamo anche di più grandi. La preghiera per le cose temporali sia dunque limitata alle sole necessità, la preghiera per le virtù dell’anima sia libera da ogni impurità e attenta solo alla volontà di Dio, e la preghiera che si fa per la vita eterna si appoggi, com’è giusto, sulla sola misericordia divina.
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