Dai Sermoni di San Bonaventura
La settiforme apertura alla grazia
La grazia della Vergine può riversarsi su tutti in quanto rende efficace la sua intercessione, non certo per infusione diretta; si riversa inoltre su tutti in quantità sufficiente, ma in modo efficace soltanto in coloro che si dispongono ad accoglierla convenientemente. Sette sono le disposizioni che ci preparano a ricevere la grazia, corrispondenti alla settiforme perfezione della virtù gratuitamente elargita.
La prima disposizione consiste nell’orientare la propria vita con coscienza retta, poiché la luce della grazia sorge soltanto per i retti di cuore (cf. Sal 96, 11). Infatti nel libro dei Proverbi si legge: «Non disprezzare l’insegnamento di tua madre, perché sarà una corona preziosa sul tuo capo» (Prov 1, 8-9). L’insegnamento della madre è la rettitudine di co-scienza, che insegna la bontà. Si legge ancora nel libro dei Proverbi: «II buono attira la grazia dal Signore» (Prov 12, 2); e indubbiamente chi è buono in virtù di una coscienza retta attira su di sé la grazia, infatti «buono è Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore retto» (Sai 72, 1). Quindi soltanto coloro la cui intenzione è semplice e la cui coscienza è retta possono gloriarsi della bontà e della grazia. Perciò l’Apostolo può dire in nome dei beati: «Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo con la semplicità di cuore e la sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio» (2 Cor 1, 12). «Con la semplicità», appunto, di una retta coscienza e di intenzione, e non con l’ambiguità della sapienza mistificatrice della carne, dal momento che con quest’ultima non può convivere la grazia. Leggiamo a questo proposito nel libro dell’Ecclesiastico: «Chi fa discorsi astrusi si rende odioso ed è privo della grazia del Signore» [Sir 37, 23-24). Ebbene, «fa discorsi astrusi» colui che dice cose diverse da quelle che pensa e si comporta come gli ipocriti, che sono privati del dono della grazia divina.
La seconda disposizione consiste nel saper attendere con la certezza che viene dalla fiducia, poiché la divina misericordia e la grazia vengono concesse soltanto a coloro che sono animati da tale fiducia. Si legge infatti nella Lettera agli Ebrei: «Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4, 16). Il trono sul quale riposa e sta assisa la grazia divina è la Vergine Maria: a lei dobbiamo accostarci con la certezza che viene dalla fiducia, come a madre e regina di misericordia. «Ella — come dice Bernardo — è la scala dei peccatori, la nostra fiducia e la ragione unica della nostra speranza». Pertanto, grazie a lei, se il nostro cuore sarà saldamente stabilito nel suo amore e nel suo culto, siamo certi che Dio ci concederà tutto ciò che gli chiederemo.
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