Da “Lodi bibliche alla Vergine” di Teodoro Studita
Lodi ispirate al Cantico dei cantici
Rallegrati, o Maria, il cui nome richiama “muria”, cioè l’infinito, in vista delle infinite lodi a te dovute. Se anche ti venissero rivolte lodi senza fine, esse non eguaglierebbero mai la dignità che è tua. Rallegrati, o Signora, alla cui maternità è stato concesso potere sul Signore dell’universo: se si dicesse che tutte le cose ti sono sottomesse, si direbbe senz’altro il vero.
Ave, o fonte sigillata che fa sgorgare l’incorruttibilità: tu hai dato al mondo il Cristo, sorgente della vita, senza che venissero violati i sigilli della tua verginità. Per l’immortalità che abbiamo ricevuto dalla comunione con Lui, siamo ricondotti a quel paradiso che verrà mai meno.
Ave, o giardino chiuso, la cui fecondità mai era stata aperta alla verginità; il tuo profumo è come quello di un campo rigoglioso che il Signore, nascendo da te, ha benedetto.
Ave, o rosa che non appassisce e profuma nel modo più inebriante: attratto dal tuo profumo, il Signore ha trovato riposo in te e, da te sbocciato, ha disperso il profumo nel modo.
Ave, o giglio, la cui discendenza – Gesù – veste i gigli del campo; tu sei il roseto dello Spirito e odori soavemente: in te Cristo ha trovato una veste non tessuta da mano d’uomo e se n’è rivestito, e la bellezza di quell’abito fa impallidire qualunque ornamento di Salomone.
Ave, o fiore, aroma di ogni virtù, variegato più della molteplicità dei colori: il fiore che da te nacque, è a te simile. Giacché reca una fedele somiglianza; su di lui, come dice la Scrittura, riposano sette spiriti.
Ave, o nardo che scorre, irrorano gli aromi della castità come unguento; il tuo è il profumo soave di cui si dice nel Cantico: “Il mio nardo effonde il suo profumo”.
Ave, olio di mirra, che dal balsamo verginale distilli il profumo della santità, ossia del latte, per i Cristo. È ancora di te che inneggia il Cantico: “L’amato mio è per me un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni”. Ave, o sorella, il cui nome è assai prossimo a quello del fratello più bello, ed è da questi bramato più di ogni cosa, al punto che la sua voce risuona nel Cantico: “Tu mi hai rapito i cuore, sorella mia, mia sposa, mi hai rapito i cuore!”.
Ave, o Sposa che ha per paraninfo lo Spirito Santo e per sposo il Cristo: Questi nel Cantico dice: “Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto. Vieni da Libano, o sposa!”.
Ave, o unguento, mistura che non ha prezzo: tu operi massaggi con olii di purezza assoluta; da te è nato il Signore che, come egli stesso conferma, similmente a te è chiamato: “Aroma che si spande è il tuo nome”. Ed è con tale unguento che fu consacrato il sacerdozio regale.
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