Dai Sermoni sul Mistero dell’Annunciazione di san Bernardo
La Vergine Maria: l’umiltà colmata di grazia
L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth. (Lc l,26) Ti meravigli perché Nazareth, una piccola cittadina, viene resa famosa dal messaggero di un così grande Re, e da un annuncio così grande? Ma in questa piccola cittadina si nasconde un grande tesoro; si nasconde, ripeto, ma si nasconde agli uomini, non a Dio. Maria non è forse il tesoro di Dio? Dovunque c’è lei, là c’è il cuore di Dio. I suoi occhi sono su di lei; dovunque guarda all’umiltà della sua serva. L’unigenito di Dio Padre non conosce forse il cielo? Se conosce il cielo conosce anche Nazareth. Perché non dovrebbe conoscere la sua patria? Perché non dovrebbe conoscere la sua eredità? Il cielo gli appartiene da parte del Padre, e Nazareth gli appartiene da parte della madre, e così testimonia di essere, e figlio di Davide e Signore di Davide. I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l’ha data ai figli dell’uomo. (Sl 113,24) È necessario però che l’uno e gli altri gli appartengano, perché non è sol tanto il Signore, ma anche il Figlio dell’uomo. Ascolta poi come rivendica a sé la terra, come figlio dell’uomo, ma anche come la condivide come sposo. “I fiori – dice – sono apparsi sulla nostra terra”. (Cant 2,12) E non è una contraddizione, perché Nazareth significa fiore. Il fiore della radice di lesse ama la terra che produce fiori, con piacere si nutre tra i gigli il fiore del campo e il giglio delle valli. Tre cose danno valore ai fiori: la bellezza, il dolce profumo, e la speranza del frutto; una triplice grazia. Dio considera anche te come un fiore e si compiace in te se non ti manca la grazia di un comportamento onesto, né la fragranza di una buona reputazione, né la tensione alla ricompensa futura; il frutto dello Spirito infatti è la vita eterna. Non temere, Maria: tu hai trovato grazia presso Dio, (Lc 1,30). Quanta grazia? Una grazia piena, una grazia singolare. Singolare o generale? L’una e l’altra senza dubbio, perché è piena, ed è tanto generale quanto singolare: la stessa grazia generale l’hai ricevuta tu sola. Tanto singolare, ripeto, quanto generale: tu sola hai trovato grazia per tutti. È singolare perché tu sola hai trovato questa pienezza; è generale perché da questa stessa pienezza possono ricevere tutti. Benedetta tu, fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,2). Cristo è il frutto particolare del tuo seno, ma per mezzo tuo raggiunge lo spirito di tutti. Così un tempo tutta la rugiada scese sul vello, e tutta sull’aia; ma in nessuna parte dell’aia fu così tutta raccolta come sul vello. In te sola quel re ricco e più che ricco si è annientato; l’Altissimo si è umiliato; l’immenso si è fatto piccolo (abbreviatus) ed è diventato inferiore agli angeli, e infine in te si è incarnato il vero Dio e il figlio di Dio. Ma con quale frutto? Perché tutti noi fossimo arricchiti della sua povertà, fossimo innalzati dalla sua umiltà, resi grandi dal suo diminuire, ed aderendo a Dio per la sua incarnazione cominciassimo a diventare un solo spirito con lui.
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