Dal Grande Esordio di Corrado di Eberbach
Il felice decesso di un monaco che desiderava morire a Clairvaux
San Giovanni apostolo ed evangelista che rivelò con oracolo divino i misteri del Verbo di Dio, per quanto è lecito conoscerli ai mortali che “siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte”, relegato in esilio nell’isola di Patmos per la testimonianza dello stesso Verbo di Dio, tra i molteplici misteri della rivelazione celeste, per la consolazione di tutti coloro che s’affaticano lungo la via di Dio e gemono sotto il peso delle tentazioni, udì “una voce dal cielo che” gli diceva: “Beati i morti che muoiono nel Signore” (cfr Ap 14, 13). E facendo seguire la ragione di tale beatitudine dice: “D’ora innanzi lo Spirito dice che riposino dalle loro fatiche. Perché “le loro opere li seguono”(ibid.).
Di questa morte beata, per mezzo della quale si passa dalla fatica al riposo, dalla corruzione all’incorruzione, dalla morte alla vita, dalla miseria alla felicità, dalla fede alla conoscenza, gli uomini santi rievocando con amorosa meditazione il letificante ricordo, vi sospiravano anch’essi con aneliti e desideri continui, dicendo: “Quando verrò e comparirò davanti al volto di Dio?” (Sl 41, 3 Vulg); e agli altri quando morivano manifestavano un pio sentimento di congratulazione e di compassione, come del beato Bernardo si legge che quasi mai abbia seppellito un morto senza lacrime di compassione; e il reverendissimo patriarca degli Alessandrini, Giovanni, dimentico dell’eccelsa autorità della propria persona, si recava appunto personalmente presso tutti i fedeli moribondi, e sedutosi davanti a loro ne seguiva l’agonia con grande sentimento di pietà; chiudendo pure con le proprie mani gli occhi dei morenti, affidava con la più grande devozione le anime che uscivano dai corpi alla grazia divina. Ma anche il beato vescovo irlandese Malachia, che in tutte le sue azioni si ricordava della sua fine perché nel giorno della morte meritasse di ottenere la benedizione, venuto una volta a Clairvaux e accattivatasi per l’eminenza della sua santità l’amicizia e familiarità del santo padre nostro Bernardo, con tanto ardore di santa carità la sua anima si unì all’anima dell’uomo di Dio e si accese di tanto desiderio di morire a Clairvaux che, tornato in patria, per il restante tempo che visse offrì supplichevolmente al Signore questa sostanza delle sue preghiere: meritare per la divina bontà di morire e a Clairvaux e nel giorno della Commemorazione delle anime di tutti i fedeli, e presso le ceneri del suo diletto abate anche egli nelle sue ceneri aspettare la gloria della beata risurrezione. Né fu deluso nella sua speranza, poiché il Signore “soddisfece il desiderio della sua anima” (Sl 20, 3), e gli fu concesso il luogo per la fama, il giorno per il valore, il trionfo del riposo comune per il pregio dei suoi meriti.
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