Dalla “Vita di santa Macrina” di Gregorio di Nissa
(…) E oramai gran parte del giorno era trascorsa e il sole volgeva al tramonto. Ma in Macrina non diminuiva l’ardore; anzi, quanto più si avvicinava alla dipartita, tanto più ella, come se vedesse la bellezza dello Sposo, con uno slancio ardente si muoveva verso l’oggetto del suo desiderio: tali cose, oramai, diceva, non più a noi presenti, ma a colui al quale incessantemente fissava lo sguardo. Il suo giaciglio era stato già rivolto verso l’oriente ed ella, smettendo di parlare con noi, da quel momento in poi, in preghiera, conversava con Dio, lo supplicava levando le mani e sussurrava con voce esile, così che noi a mala pena potevamo udire quello che stava dicendo; ma questa fu la sua preghiera, e non c’era alcun dubbio che ella si trovava presso Dio e da lui era ascoltata. Così diceva: «Tu, o Signore, hai cancellato per noi il timore della morte ; Tu hai fatto del termine di questa vita l’inizio della vera vita; Tu per un breve tempo lasci riposare il nostro corpo nel sonno e di nuovo lo desti al suono dell’ultima tromba; Tu dai in deposito alla terra la nostra terra, che formasti con le tue mani, e di nuovo ridesti quello che hai donato, modificando con l’immortalità e la bellezza il nostro elemento mortale e la nostra bruttura; Tu ci hai liberato dalla maledizione e dal peccato; ti sei fatto maledizione e peccato per noi; Tu hai schiacciato la testa del serpente che aveva afferrato l’uomo alla gola trascinandolo nell’abisso della disobbedienza; Tu ci hai aperto la strada della resurrezione, spezzando le porte dell’inferno, e hai ridotto all’impotenza colui che aveva il potere della morte; Tu hai dato a coloro che ti temono come segno il simbolo della santa croce, perché fosse distruzione dell’Avversario e sicurezza della nostra vita. Dio eterno! a cui mi sono slanciata dal grembo di mia madre. Tu che la mia anima ha amato con tutte le sue forze, a cui ho consacrato la mia carne e la mia anima dalla mia giovinezza fino ad ora; ponimi accanto l’angelo luminoso che mi conduca per mano al luogo del refrigerio, là dove c’è l’acqua del riposo nel seno dei santi Padri; Tu che hai spezzato la fiamma della spada di fuoco e hai restituito al Paradiso l’uomo che è stato crocifisso con te e si è chinato alla tua misericordia, anche di me ricordati nel tuo regno poiché anch’io sono stata crocifissa insieme con te, ho inchiodato la mia carne per la paura dite e ho temuto i tuoi giudizi. Che l’abisso spaventoso non mi separi dai tuoi eletti; che l’Invidioso non si opponga alla mia strada e che non si scopra davanti ai tuoi occhi il mio peccato, se ho sbagliato per la debolezza della mia natura e ho peccato in parola o in opera o in pensiero. Tu che hai il potere sulla terra di rimettere i peccati, liberami, affinché io possa riprendere fiato, e sia trovata davanti alla tua faccia, spogliatami del corpo mio, senza macchia né ruga nella forma della mia anima, ma, irreprensibile e immacolata la mia anima sia accolta dalle tue mani, come l’incenso davanti al tuo volto».
E mentre pronunciava queste parole ella si faceva il segno della croce sugli occhi e sulla bocca e sul cuore.
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