Dal Grande Esordio, Libro II, Capitolo XXV
Di un fratello moribondo che manifestò all’ abate quale gloria gli era stata preparata e rivelata
Il servo di Dio Ponzio meritò di avere la visione surriferita a consolazione di noi che nell’Ordine Cistercense portiamo il peso della giornata e del caldo (cfr Mt 20, 12). Successivamente, con l’accrescersi dei suoi meriti, fu elevato al governo di quella stessa chiesa e onorava la dignità di quel posto con una condotta che vi si addiceva. (…) Ora avvenne che durante il tempo del suo governo il Signore, per una impenetrabile disposizione dei suoi tremendi giudizi, mandasse su quella casa un’epidemia che infieriva violentemente, così che in capo a due mesi circa quarantacinque fratelli ne morirono. E quasi tutti accoglievano il loro addormentarsi con così grande e santo desiderio, come se già per ispirazione celeste prevedessero che dopo le miserie di questa vita subito sarebbero divenuti partecipi della beatitudine della vita eterna. Molti di essi in verità conobbero in anticipo la grazia celeste che stava per essere loro donata e, conosciutala, meritarono di riceverla.
(…) C’era dunque in quel monastero un monaco di provata santità, che durante la suddetta epidemia morì. Giunto ormai che fu all’ultima ora, dopo Compieta si batté la tavoletta e i fratelli si radunarono per confortarne il passaggio. Attorno a lui i monaci cantavano le litanie e i salmi; e anche lui, confortato dal Signore, con la voce che poteva salmodiava con gli altri. Terminata la salmodia, il signor abate Ponzio, dato il segno, ordinò che la comunità si ritirasse, poiché guardava l’infermo che salmodiava e pensava che sarebbe sopravvissuto ancora un po’. Al vedere la cosa, il fratello levò la mano per far segno all’abate di farli restar lì ancora un pochino, poiché sapeva che era ormai sul punto di andarsene. L’abate guardò allora quell’uomo così fervente, che per il rispetto della disciplina regolare dopo Compieta non voleva rompere il silenzio neppure in punto di morte; per la gioia non poté contenersi, ma, rotto lui il silenzio e premesso “Benedicite”, disse: “Ti supplico, fratello carissimo, poiché vedo che il Signore è con te: facci sapere se ti è stato rivelato qualcosa di quella beata speranza di cui sei in attesa, perché anche noi possiamo trarne conforto nel Signore e rallegrarcene insieme con te”. Rispose l’infermo: “Per rispondere in breve a ciò che domandate, mio signore e padre, sappiate che io ho visto quel che non è lecito dire (cfr 2 Cor 12, 4). Questo solo posso comunque dire: se io solo avessi meriti più grandi di quelli di tutti gli uomini, neppure in tal caso sarei degno di raggiungere la gloria della beatitudine eterna, che mi è stata preparata e rivelata proprio sul punto di andarmene”. E detto questo, si addormentò nel Signore (At 7, 59).
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