Dal I sermone per la Risurrezione di san Bernardo
Poiché se non può essere salvo se non chi avrà perseverato fino alla fine, quanto meno, senza perseverare, potrebbe essere Salvatore? Ha salvato gli altri, dunque, infatti, non ha bisogno di essere salvato lui che è la salvezza. Egli opera la nostra salvezza e vuole che non manchi niente, assolutamente niente a questo sacrificio vespertino in cui è offerta la vittima di salvezza. Conosce, infatti, malvagio, cosa tu pensi. E non ti darà occasione di strapparci la perseveranza che sola è coronata. (…) Inutilmente maligno, hai preparato le tue frecce nella faretra e hai aumentato i sospiri dei discepoli con gli oltraggi dei Giudei. Quelli si disperano, questi si perdono in insulti, ma né le une né le altre frecce faranno del male a Cristo. Ha scelto un altro tempo per confortare i discepoli e per confutare gli avversari! Intanto mostra piuttosto la pazienza, raccomanda l’umiltà, compie l’obbedienza, perfeziona la carità. Davvero con le pietre preziose di queste virtù sono ornati i quattro estremi della croce: nel punto più alto c’è la carità, a destra l’obbedienza, la pazienza a sinistra, e l’umiltà radice delle virtù alla base. Il Signore ha arricchito il trofeo della croce con queste pietre preziose, consumando la sua passione, quando si mostrò umile davanti alle bestemmie dei Giudei, paziente alle ferite, sia che fosse trafitto all’interno dalle lingue, e all’esterno dai chiodi.
E anche la carità ha raggiunto in lui la sua perfezione, poiché ha donato la vita per gli amici, e l’obbedienza ha raggiunto il culmine, quando chinato il capo spirò, fatto obbediente fino alla morte. Cercava di spogliare la chiesa di queste ricchezze, di privarla dì questa gloria di Cristo chi diceva: Se è re di Israele, scenda dalla croce. Senza dubbio, perché non fosse più modello di obbedienza, non incentivo di amore, non esempio di pazienza e di umiltà, ma fossero cancellate dal Vangelo quelle parole soavissime e più dolci del miele e del favo: Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici, e questa parola rivolta al Padre: Ho compiuto l’opera che mi hai dato da fare; e ancora questa rivolta ai discepoli: Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore. E anche: Quando sarò innalzato da terra attirerò tutto a me.
Questo è ciò di cui si addolora la velenosa astuzia del serpente: che sia innalzato nel deserto il serpente di bronzo la cui vista risana le ferite che egli ha inflitto. (…)
Infine: se è re di Israele, dicono, scenda dalla croce, e gli crederemo. Questa è davvero l’astuzia del serpente, questa è l’invenzione dello spirito del male. (…)
Ma che cosa sta macchinando, o a chi tende insidie l’astuto? A quel Signore contro cui nulla può il nemico, e il figlio dell’iniquità non può fargli alcun male. Non si lascia smuovere da una vana promessa, lui che conosce i cuori di tutti, così come il più mite di tutti non si lasciava smuovere dagli oltraggi dei bestemmiatori.
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