San Bernardo di Chiaravalle
Primo sermone nella risurrezione del Signore
Gli oltraggi dei Giudei
Scendere dalla croce? La croce è il legno della vittoria
Ha vinto il Leone della tribù di Giuda. La sapienza ha davvero vinto la malizia, estendendosi da un confine all’altro con forza e governando con dolcezza ogni cosa, ma con forza in mio favore, e con dolcezza per il modo in cui mi tratta. Ha vinto sulla croce le bestemmie dei Giudei, ha legato il forte armato nella sua casa, e ha trionfato sul potere stesso della morte. Dove sono ora Giudeo, i tuoi oltraggi? Dove sono, o diavolo, i luoghi dove tenevi i prigionieri? Dov’è, o morte, la tua vittoria? Il calunniatore è stato confuso, il rapitore è stato spogliato. Nuovo genere di potenza! La morte, fino ad ora sempre vittoriosa, rimane attonita. E cosa dici tu, Giudeo, che fino a ieri scuotevi davanti alla croce il capo in segno di irrisione? Perché lanci insulti al sacro capo dell’uomo, che è Cristo? Cristo, dice, Re di Israele, scenda dalla croce. O lingua velenosa, parola maliziosa, discorso iniquo! Non è questo che poco fa dicevi tu, Caifa: è meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera? Ma questo, siccome era la verità non lo dicevi da te stesso. Se è re di Israele scenda dalla croce! Questo certamente è tuo, o meglio di colui che è menzognero fin dal principio. Perché che logica c’è nel dire che discenda, se è re, e non piuttosto che ascenda? Così non ti sei ricordato, serpente antico, di come una volta ti sei allontanato confuso, quando hai avuto la presunzione di dirgli: gettati giù, e ti darò tutte queste cose se, prostrandoti, mi adorerai? Così anche tu, ebreo, ti sei dimenticato ciò che pure hai udito, che il Signore regnerà dal legno, per rinnegarlo come re perché rimane sul legno della croce? Ma forse non lo hai neppure udito, perché questo annunzio doveva essere fatto non ai Giudei, ma alle nazioni. È scritto, dite alle nazioni: il Signore regna dal legno.
Scendere dalla croce? Sarebbe il fallimento della salvezza.
A ragione dunque il governatore dei pagani ha scritto sul legno il titolo di re, e il Giudeo non poté, come avrebbe voluto, modificare l’iscrizione del titolo, e neppure impedire la passione del Signore e la nostra redenzione. Scenda, dicono, se è re di Israele. Anzi, proprio perché è re di Israele non abbandoni il titolo del regno, non deponga lo scettro del comando, quel Signore che porta sulle sue spalle il segno della sua sovranità, come aveva cantato Isaia in anticipo. Non scrivere, dicono i Giudei a Pilato, non scrivere “Re dei Giudei”, ma che egli ha detto: io sono il Re dei Giudei. E Pilato: Ciò che ho scritto ho scritto. Se ciò che Pilato ha scritto, lo ha scritto, Cristo non porterà a compimento ciò che ha iniziato? Egli, infatti, ha iniziato, ed Egli ci salverà. Ma dicono: ha salvato gli altri, non può salvare se stesso? Anzi: se scendesse non salverebbe nessuno. Poiché se non può essere salvo se non chi avrà perseverato fino alla fine, quanto meno, senza perseverare, potrebbe essere Salvatore? Ha salvato gli altri, dunque, infatti, non ha bisogno di essere salvato lui che è la salvezza. Egli opera la nostra salvezza e vuole che non manchi niente, assolutamente niente a questo sacrificio vespertino in cui è offerta la vittima di salvezza. Conosce, infatti, malvagio, cosa tu pensi. E non ti darà occasione di strapparci la perseveranza che sola è coronata. Non farà zittire le lingue dei predicatori che consolano i deboli e dicono a ciascuno: “Tu non disertare il tuo posto” cosa che senza dubbio succederebbe, se potessero rispondere che Cristo ha abbandonato il suo. I sensi dell’uomo e i suoi pensieri sono, infatti, inclini al male. Inutilmente maligno, hai preparato le tue frecce nella faretra e hai aumentato i sospiri dei discepoli con gli oltraggi dei Giudei. Quelli si disperano, questi si perdono in insulti, ma né le une né le altre frecce faranno del male a Cristo. Ha scelto un altro tempo per confortare i discepoli e per confutare gli avversari!
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