Lunedì dell’Ottava di Pasqua

Lunedì dell’Ottava di Pasqua

Quando:
22 Aprile 2019 h. 3:15 – 4:30
2019-04-22T03:15:00+02:00
2019-04-22T04:30:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Da L’Anno liturgico di Dom Prosper Gueranger

 

Il Mistero dell’Agnello

Il mistero della Pasqua è così vasto e profondo che non saranno troppi i sette giorni di questa settimana per meditarlo e approfondirlo. Nella giornata di ieri non abbiamo fatto altro che contemplare il nostro Redentore uscito dal sepolcro, manifestandosi per ben sei volte ai suoi cari col suo potere e per sua bontà. Continueremo a rendergli gli omaggi di adorazione, di riconoscenza e di amore ai quali ha diritto per questo trionfo che è suo e nostro nel medesimo tempo; ma dobbiamo anche penetrare rispettosamente l’insieme meraviglioso della dottrina e dei fatti di cui la Risurrezione del nostro divin Liberatore è il centro, affinché la luce celeste ci illumini ancor meglio e la nostra gioia cresca sempre di più.

Prima di tutto, che cosa è, dunque, il mistero della Pasqua? La Bibbia ci risponde che la Pasqua è l’immolazione dell’Agnello. Per comprendere la Pasqua bisogna aver capito il mistero dell’Agnello. Fin dai primi secoli del cristianesimo nei mosaici e nelle pitture murali delle Basiliche si rappresentava l’Agnello come il simbolo che riuniva in sé l’idea del sacrificio di Cristo e quella della sua vittoria. Nella sua posa piena di dolcezza, l’Agnello esprimeva la dedizione che lo ha condotto a dare il suo sangue per la salvezza dell’umanità; ma veniva dipinto in piedi, in cima ad una collinetta verdeggiante, mentre i quattro fiumi del paradiso, al suo comando, scaturivano sotto i suoi piedi, raffigurando i quattro Vangeli che hanno portato la dottrina della sua gloria ai quattro punti cardinali del mondo. Più tardi fu dipinto armato di una croce, dalla quale sventolava una bandieruola trionfale: è la forma simbolica sotto cui lo troviamo anche ai tempi nostri.

Dopo il peccato, l’uomo non poteva più fare a meno dell’Agnello; senza di esso si vedeva diseredato per sempre dal cielo ed esposto eternamente al divino cruccio. Nei primi giorni del mondo, il giusto Abele sollecitava la clemenza del Creatore irritato, immolando sopra un altare, formato da una zolla erbosa, il più bell’agnello del suo gregge, fino a che, agnello egli stesso, cadde sotto i colpi del fratricida, divenendo così il tipo vivente del nuovo agnello che, pure, dai suoi fratelli fu messo a morte.

In seguito, Abramo, sulla montagna, consumò il sacrificio iniziato dalla sua eroica obbedienza, immolando il montone la cui testa era circondata di spine ed il cui sangue si sparse sull’altare eretto per Isacco. Più tardi Dio parlò a Mosè: gli rivelò la Pasqua e questa pasqua consisteva, allora, nell’immolazione di un agnello e nel banchetto che si teneva per mangiarne la carne. La Santa Chiesa, in questi ultimi giorni, ci ha dato a leggere nel libro dell’Esodo il comando del Signore su tale soggetto. L’Agnello pasquale doveva essere senza macchia: si doveva spargere il suo sangue, e nutrirsi della sua carne. Tale era la prima Pasqua. Essa è piena di figure, ma vuota di realtà. Nondimeno durante quindici secoli, il popolo di Dio dovette accontentarsene; ma l’ebreo che viveva più spiritualmente sapeva ben riconoscere l’impronta misteriosa di un altro Agnello.

Giunta la pienezza dei tempi, Dio inviò il suo Figliuolo sulla terra. Il Verbo incarnato, che non si era ancora manifestato agli uomini, un giorno camminava sulle rive del Giordano: Giovanni Battista lo indicò ai discepoli dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato dal mondo”.

Views: 0