Dal Quinto Sermone per la Quaresima di San Bernardo, Abate
La preghiera: ricorso alla misericordia
(…) Davvero non posso negare, fratelli, queste cose sono fastidiose e pericolose; ma anche nella stessa lotta spirituale se, resistiamo virilmente, dalla buona coscienza nasce una certa tranquillità. Se appena avvertiamo in noi questi pensieri non sopportiamo che si trattengano, ma con spirito vigoroso eccitiamo l’animo contro di essi, credo che il nemico, confuso, si ritiri, e che non ritorni tanto volentieri nello stesso luogo. Ma chi siamo noi, o qual è la nostra fortezza da poter resistere a così tante tentazioni? Questo era quello che Dio voleva, questo era il punto in cui cercava in tutti i modi di condurci che, vedendo la nostra debolezza e che non abbiamo altro aiuto, corriamo con ogni umiltà alla sua misericordia. Per questo vi prego, fratelli, che sempre abbiate sottomano il sicurissimo rifugio della preghiera. Ricordo di aver detto che ve ne avrei parlato alla fine di questo sermone.
Tutte le volte che parlo della preghiera mi sembra di udire nel vostro cuore le parole di un certo modo di pensare, ispirato a criteri umani, che frequentemente ho udito anche da altri, e qualche volta ho anche sperimentato nel mio cuore. Perché, anche quando non smettiamo di pregare, sembra che quasi nessuno di noi sperimenti a volte quale sia il frutto della preghiera? Come andiamo alla preghiera, così sembra che ne torniamo; nessuno risponde una parola, nessuno ci dà nulla, ma sembra che abbiamo faticato a vuoto. Ma cosa dice nel Vangelo il Signore? Non giudicate, dice, secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio. Cos’è poi il giusto giudizio, se non il giudizio della fede? Poiché il giusto vive di fede. Dunque segui il giudizio della fede e non la tua esperienza, poiché la fede è verace, ma la tua esperienza ingannevole. Qual è dunque la verità della fede se non ciò che promette lo stesso Figlio di Dio: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto, e vi sarà accordato. Nessuno di voi, fratelli, consideri poco la sua preghiera. Lo dico a voi, perché anche Colui che noi preghiamo non la considera poco. Prima che sia uscita dalla nostra bocca Egli comanda che sia scritta nel suo libro. E, senza dubbio, possiamo sperare una di queste due cose, che o ci darà quello che chiediamo, o quello che sa esserci più utile. Noi, infatti, nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare ma Egli ha compassione della nostra ignoranza, e, accogliendo con benevolenza la preghiera non ci da quello che o non ci è affatto utile, o non è necessario dare così presto; ma la preghiera non sarà infeconda.
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