Dai Sermoni di S. Ælredo
I discepoli nell’ultima cena: cibo buono misto a fiele
Avete gustato che il Signore è dolce. Dolce, umile, mite, misericordioso, tenero e pio. Quanta dolcezza infatti mostrò in quella cena che celebrò con i suoi discepoli prima della sua passione! In quella cena disse ai suoi discepoli: Ho avuto un grande desiderio di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione (Lc 22,15). Questo è quel dolce cibo che i Giudei mischiarono con fiele, come aveva profetato il santo profeta Davide: Mi hanno dato come cibo il fiele (Sal 68,22). Questo si compì alla lettera quando gli diedero da bere vino mescolato con fiele (Mt 27,34). Ma poiché quel fiele gli fu dato come bevanda, e non come cibo, sembra che il profeta abbia voluto che noi leggessimo queste parole non solo in senso letterale, ma pure secondo il loro significato spirituale.
E dunque, in quel cibo dolcissimo che egli mangiò con tanta tenerezza e con tanta umiltà con i suoi discepoli, i Giudei mescolarono fiele, perché corruppero con denaro quello stesso suo discepolo che con gli altri era venuto verso questo cibo, con il che tolsero da lui l’amore e lo resero amarissimo con il fiele della malizia. E cosa erano i suoi discepoli buoni se non il suo cibo, nel quale egli trovava gusto, e del cui amore e fervore si nutriva? E cosa era il traditore Giuda in mezzo a loro se non fiele dentro un cibo buono? Quando quella cena – l’antica Pasqua che i Giudei erano soliti celebrare – ebbe fine, la Pasqua nuova che noi siamo soliti celebrare ebbe inizio. E come avrebbe potuto mostrarci una dolcezza maggiore del lasciarci in sua memoria il suo corpo e il suo sangue? Volle infatti che il prezzo da lui versato una volta sola per noi rimanesse sempre davanti ai nostri occhi. Volle per un certo qual meraviglioso affetto che il suo corpo e il suo sangue fossero per noi non solo il nostro prezzo, ma anche il nostro cibo. Non vi sembra, fratelli miei, che in quella sua cena egli abbia in modo chiarissimo compiuto ciò che disse il profeta Davide: C’è nelle sue mani un calice di vino puro, pieno di mistura, e ne versa dall’una all’altra parte? Infatti, dopo che ebbe celebrato la Pasqua antica che solevano celebrare i Giudei con la carne e il sangue di un agnello, Gesù prese il pane e dandolo ai suoi discepoli disse: Questo è il mio corpo. E poi prese il calice dicendo: Questo è il mio sangue. Vedete che c’è dunque un calice in mano al Signore.
Views: 0