Giovedì dell’Ottava di Pasqua

Giovedì dell’Ottava di Pasqua

Dal Sermone XI nel Santo giorno di Pasqua di S. Aelredo

 

I pani azzimi significavano l’umiltà di Cristo

 

Ascoltate, fratelli, come in quella cena non vi fosse verdura di campo, ma vino, cioè il significato che era in quelle erbe agresti. Che cosa significa infatti l’erba di campo, se non l’amarezza di questa vita e la persecuzione? Le erbe di campo infatti, sono molto amare. Perciò il Signore, tra le molte altre cose che disse in quell’ultimo discorso, aggiunse anche questo: Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi. E ancora: In questo mondo avrete tribolazioni. E perché dovremmo cercare ancora corporalmente quelle erbe di campo, noi che ogni giorno siamo messi alla prova dalle amarezze stesse di questa vita?

(…) Che cosa poté operare nei vostri cuori la memoria stessa della passione del Signore? Che cosa significò vedere quel nostro dolcissimo Signore essere legato, essere oggetto di sputi e di schiaffi? Come si nutriva Isaia di questa visione? Anche se non la vide mentre avveniva tuttavia la narrò come un avvenimento a lui presente.  Come – dice – molti si stupirono di lui, talmente era senza gloria tra gli uomini il suo aspetto, e la sua forma tra i figli dell’uomo. Molti, davvero, si stupirono, quando nutrì cinquemila uomini con cinque pani e due pesci. Molti si stupirono quando illuminò il cieco nato. Si stupirono, lodarono, glorificarono. Grande fu quella gloria, ma non meno grande fu l’oltraggio che dopo gli fu offerto. Perciò disse il Profeta: Tanto era senza gloria tra gli uomini i l suo aspetto. (…)

Davvero era senza gloria il suo aspetto, quando il suo volto fu velato e coperto di sputi. Senza gloria era la sua forma quando lo coronarono di spine, quando lo flagellarono e con una canna colpivano il suo capo. Era senza gloria, ma, come dice il Profeta, fra i figli degli uomini. Infatti tra i figli di Dio tutto questo oltraggio è grande gloria. E secondo la verità della cosa tutto questo era talmente gloria che lo stesso profeta dice: e lo abbiamo visto, e non era da guardare, e lo abbiamo desiderato quando era disprezzato. Così lo desiderava Isaia. Perché? Vedeva che tutta quella umiliazione era salvezza del genere umano, e gloria dello stesso Cristo.

Questo lo mostra apertamente l’Apostolo che dice: Umiliò se stesso, fatto ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Ecco l’umiliazione. Ma ascolta ciò che segue. Perciò Dio lo ha esaltato. Questa stessa cosa aveva profetato il santo Davide: lungo il cammino si disseterà dal torrente; per questo rialzerà il capo. Berrà dal torrente, poiché gusterà le amarezze di questa vita, ma lungo il cammino, cioè di passaggio. Presto infatti ha fine la sua passione, presto la sua morte è trasformata. Per questo rialzerà il capo.

Poiché morì risorse, e poiché risorse fu glorificato.

 

 

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